Gestione Affitti

Affitti con canoni in crescita: l’offerta non copre la domanda

Affittare, oggi, costa di più che a marzo di tre e cinque anni fa

di Laura Cavestri

Gli inquilini son tornati. Le case no. E gli affitti volano. Svuotato dalla pandemia – dalle università chiuse, dal pendolarismo e dai viaggi per affari quasi azzerati per due anni – il mercato delle locazioni è tornato, già dall’autunno 2021, a rialzare la testa. E se l’aumento di offerta, nel 2020, aveva raffreddato i canoni mensili, soprattutto nelle città universitarie e in quelle turistiche (per lo stop agli affitti brevi), l’ elaborazione che Scenari Immobiliari ha prodotto per Il Sole 24Ore, fotografando le 13 principali città , mostra come i canoni medi delle aree semicentrali (nei mesi di marzo 2019 e 2022), risultano non solo stabili, anzi, sono quasi ovunque aumentati. Insomma, affittare, oggi, costa di più che a marzo di tre e cinque anni fa.

«La ripartenza – spiega il presidente di Scenari Immobiliari, Mario Breglia – riguarda principalmente i tagli più piccoli, monolocali e bilocali nelle grandi città, e tagli più ampi nelle città minori. Rispetto al 2019, le città analizzate registrano un incremento delle locazioni: in media del 2,3% i monolocali, del 4% i bilocali e dell’1,8% i trilocali».

«I trend nel mercato delle locazioni sono quelli del pre-pandemia – ha confermato Carlo Giordano, amministratore delegato di Immobiliare.it – con la domanda che da settembre 2021 a febbraio 2022 è cresciuta di quasi il 30% sul semestre precedente e lo stock che invece è diminuito del 23,5%, segno che molte abitazioni sono state locate con successo».

«I canoni aumentano anche perchè ci sono molte meno case sul mercato e l’offerta è insufficiente per diversi motivi – ha affermato Isabella Tulipano, brand manager di SoloAffitti –. I bonus ristrutturazioni hanno spinto molti proprietari, nell’incertezza dei mesi scorsi, a risanare e riqualificare gli appartamenti di proprietà. Con la prospettiva, una volta passate le “tempeste”, di rimetterlo in affitto a canone maggiorato. Oppure di rivenderlo partendo da un prezzo di richiesta più alto. C’è poi chi ha optato per la compravendita a fronte di una liquidità da reinvestire o impiegare per sè. Durante la pandemia, inoltre, il blocco degli sfratti e le prospettive di perdita di posti di lavoro, hanno indotto i più “timorosi” ad attendere. Oggi, la rimozione delle restrizioni ai viaggi indurrà un ritorno degli stranieri e un riavvio anche degli affitti brevi. Appartamenti che si erano spostati su un segmento più lungo, potrebbero tornare sullo short rent»

Gli altri fronti

E poi ci sono il fronte “fiscale” e quello dell’aumento dell’inflazione. L’indice ha ormai raggiunto il 6% e i costi dell’energia e delle materie prime resteranno alti a lungo. Questo deprime il potere d’acquisto delle famiglie. Non solo. La possibile revisione dell’aliquota della cedolare secca dal 21 al 26% induce molti a chiedersi se non convenga tornare al regime Irpef, dato che ciò deprimerebbe i rendimenti e la cedolare non permette di adeguare i canoni all’inflazione.

«Cominciano a chiedercelo – ammette Tulipano –. Ma quando poi spieghiamo che l’aggiornamento all’inflazione non si applica dal momento del passaggio dalla cedolare al regime Irpef ma solo dall’anno successivo alla scelta, ciò spiazza molti».

La rete vendite di Tecnocasa segnala che c’è più attenzione di prima alle spese condominiali. « I rincari che stiamo subendo – ha detto Marco Anzini, network manager del Gruppo Tecnocasa – stanno portando a ponderare maggiormente questo aspetto, che prima non era, soprattutto per gli inquilini, quello centrale» .

L’aumento dei canoni non è, però, solo un fenomeno italiano. « Aumenti record delle locazioni – ha detto Djordy Seelmann, ceo di HousingAnywhere – sono ad Amsterdam (dal 7,7% per le stanze private al 10,8% per i bilocali), Berlino (dal 7,8% dei bilo all’8,4% per le stanze private) e Londra (dal 5% dei bilocali all’8% di una stanza). Assistiamo al calo significativo dell’offerta, che accresce i canoni degli alloggi disponibili».

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