Il CommentoCondominio

Amministratore professionista valorizzando il percorso di formazione, praticantato e aggiornamento

Auspicabile la creazione di un pubblico Registro degli amministratori di condominio al quale accedere attraverso le associazioni di categoria di riferimento

di Andrea Tolomelli - presidente Abiconf


In questo mio breve articolo voglio essere volutamente provocatorio rispetto ad una attività professionale che richiede oggigiorno molteplici ed elevate competenze comportando fortissime responsabilità ed al tempo stesso é continuamente trascurata dalla politica sorda alle istanze della categoria. Anzitutto l'Amministratore è un professionista? Quali le norme di riferimento? Di certo la legge 4/2013 sulle attività professionali non riconosciute in ordini e collegi la legge 2020/2012 di riforma dell'istituto del condomino con l'introduzione dell'articolo 71 bis del Codice civile.

Se da tale quadro normativo possiamo far discendere la qualifica professionale perché chi è condomino può amministrare il proprio condominio senza i previsti requisiti? Sarebbe come dire che il possesso di un autovettura dà il diritto di guidarla indipendentemente dal possesso di una patente di guida. Il secondo comma dell'articolo 71 bis delle disposizioni di attuazione va abrogato per la tutela anzitutto degli stessi clienti consumatori.

Per qualificare un amministratore di condominio basta un corso di 72 ore sulla base del decreto formazione? Sicuramente no. Non possiamo pensare ad una categoria professionale che si contraddistingue per la frequentazione, sia pure con successo di un corso di 72 ore; sarebbe una “barzelletta” di categoria professionale.

Allora come qualificare il professionista nell'attuale contesto normativo? Solo valorizzando il percorso di formazione, praticantato e aggiornamento, qualità che può e deve essere organizzata dalle associazioni professionali di categoria. Ed in particolare dalle associazioni iscritte al Mise tra quelle che possono rilasciale l'attentato di qualità. Ma allora perché il cosiddetto Decreto formazione (Dm 140/2014) che regola i corsi di formazione ed aggiornamento professionale prende a riferimento il cd responsabile scientifico e non le associazioni di categoria che da sempre sono quelle che prevalentemente hanno provveduto alla formazione della categoria?

Le associazioni di categoria dovranno diventare un punto di riferimento nella formazione professionale a tutti gli iscritti e si rende necessario un intervento normativo in tal senso riconoscendo alle associazioni di categoria e loro rappresentanti il ruolo che gli spetta e che attualmente comunque stanno svolgendo.Chi esercita l'attività professionalmente merita di essere tutelato da colui che non lo é e ciò anche per la difesa del consumatore.

Come fare allora, quali provvedimenti attuare senza istituire un anacronistico ordine o collegio professionale ?La soluzione più naturale é la creazione di un Pubblico Registro degli amministratori di condominio al quale accedere attraverso le associazioni di categoria di riferimento che sono garanti del possesso delle qualità e capacità degli iscritti. E per coloro che non sono iscritti ad una associazione? Non dovremmo considerarli professionisti in quanto non sono parte di un progetto formativo ed informativo e non si assoggettano a regolamenti deontologici. Le associazioni di categoria dovrebbero dialogare tra loro ed essere raccolte in un collegio permanente che si dovrebbe occupare di programmi formativi, codici deontologici, norme di collegamento per lo svolgimento della formazione e la tutela della malattia o della maternità degli iscritti ed anche di durata dell'incarico ed equo compenso. La politica deve dare una risposta all'esigenza degli amministratori di condominio anche nell'interesse degli stessi clienti.