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Cresme: il Superbonus ha contribuito per il 22% alla crescita del Pil totale nel 2022

di Giorgio Santilli

Gli investimenti in Superbonus hanno dato un contributo del 22% all’intera crescita del Pil nel 2022. Più di un quinto della crescita di quest’anno va cioè attribuito al Superbonus. È la conclusione cui giunge una ricerca svolta dal Cresme (Centro di ricerche economiche, sociologiche e di mercato per l’edilizia) per Ance Roma-Acer, l’associazione dei costruttori romani.

La ricerca del Cresme è un ulteriore contributo, stavolta indipendente, su una querelle - quella del contributo dell’edilizia e in particolare del Superbonus alla crescita del Pil - che era stato oggetto, nei mesi scorsi, di tensioni “interpretative” anche fra Ance e governo Draghi. Ma vediamo, numeri alla mano, il ragionamento svolto dal Cresme.

Nel 2022 gli investimenti asseverati in Superbonus (quindi ammessi al finanziamento) sono stati pari a 47 miliardi, mentre quelli realizzati sono stati pari a 37,7 miliardi, derivanti dalla somma del 70% degli interventi asseverati nel 2022 (32,9 miliardi) e da un 30% residuo degli interventi asseverati nel 2021 (4,8 miliardi).

Gli investimenti asseverati pesano per il 2,5% sul Pil totale (1.896,2 miliardi in base alla Nadef aggiornata), mentre quelli realizzati pesano per il 2 per cento. Ma il dato più rilevante, economicamente e politicamente, è appunto che rispetto agli investimenti realizzati in Superbonus nel 2021 (11,5 miliardi), l’incremento registrato nel 2022 è pari a 26,6 miliardi. Sono questi investimenti aggiuntivi a essere stati uno dei motori della crescita italiana di quest’anno. Per quanta parte? Per il 22% che si ottiene considerando questi 26,6 miliardi in rapporto al totale di 114,1 miliardi, vale a dire alla variazione del Pil fra il 2022 (1.896,2 miliardi appunto) e il 2021 (1.782,1 miliardi).

Il ragionamento è riassunto chiaramente nella tabella che pubblichiamo in alto in questa pagina. L’altro aspetta che rileva il Cresme è che gli investimenti in Superbonus «hanno generato il 22% della crescita dell’economia italiana e hanno lasciato al 2023 14 miliardi di euro di contributo alla crescita». È il trascinamento della quota di investimenti asseverati che sarà realizzata il prossimo anno. Pur non considerando i nuovi investimenti che saranno asseverati costituisce già una quota consistente (il 16,1%) della crescita del Pil che la Nadef aggiornata prevede, per ora, in soli 87 miliardi (1.990 miliardi meno 1902,2 miliardi). Ovviamente la domanda che molti osservatori, interessati e non, si fanno è proprio che ne sarà della crescita se il motore dell’edilizia si fermerà o rallenterà bruscamente. Sia le previsioni del Creme sia quelle del Centro studi dell’Ance prevedono un forte effetto compensazione per il decollo degli investimenti del Pnrr ma vale la pena ricordare che è proprio il governo ad aver espresso perplessità sul rispetto dei tempi di preparazione agli investimenti (progettazioni, autorizzazioni, approvazioni, gare, aggiudicazioni e avvio dei cantieri) delle opere infrastrutturali del Pnrr, pur avendo garantito il massimo impegno al recupero dei ritardi (che per altro non sono stati ancora certificati e sono in corso di valutazione).

La corposa ricerca del Cresme per Acer valuta numerosi altri aspetti dell’impatto del Superbonus che saranno presentati dalla stessa Acer nei prossimi giorni. Le due a maggior impatto sono il risparmio energetico e la riduzione di emissioni di Co2 da un lato e l’impatto sui conti pubblici dall’altro, considerando quegli effetti di crescita delle imposte derivante dagli interventi che spesso il Mef trascura o considera in misura molto limitata. Senza trascurare l’impatto sull’occupazione - strettamente collegato a quella sul Pil - che il Cresme valuta complessivamente per il 2022 in 587.222 occupati di cui 311.098 direttamente nell’attività di riqualificazione edilizia.

Il commento del presidente di Ance Roma-Acer, Antonio Ciucci, si sofferma anche sugli aspetti ambientali dell’impatto prodotto dal Superbonus, ponendo il tema delle politiche per la sostenibilità del patrimonio edilizio che non possono venire meno. «Dal nostro studio - dice Ciucci - emerge quanto il Superbonus 110% sia stata una misura fondamentale: non solo per l’impatto sul sistema economico e sul Pil, ma anche per il raggiungimento dell'obiettivo della decarbonizzazione e sul fronte del risparmio energetico. Sono dati che invitano a riflettere sull’utilità di questa misura.Una sua rimodulazione, considerando anche il contributo dato alla crescita economica degli ultimi due anni - conclude Ciucci - deve necessariamente salvaguardare gli obiettivi dell’agenda per il Clima, affinché si dia impulso e incentivazione alla sostenibilità dell’intero patrimonio edilizio».