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Da oggi al via la nuova mediazione e il rito digitale dal giudice di pace

Debutta oggi la fase due della riforma del processo civile. Con due certezze e un’incognita.

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di Giovanni Negri

Debutta oggi la fase due della riforma del processo civile. Con due certezze e un’incognita. Dove le certezze sono legate all’entrata in vigore della riforma della mediazione e all’obbligo di deposito telematico nelle cause di competenza dei giudici di pace, mentre l’incertezza è legata all’operatività dei limiti di sinteticità degli atti giudiziari.

Quanto alla mediazione, a venire estesa è l’area dell’obbligatorietà: oltre alle materie individuate originariamente, la procedura diventa condizione di procedibilità anche per le controversie in materia di contratti di associazione in partecipazione, consorzio, franchising, opera, rete, somministrazione, società di persone e subfornitura. La pendenza della condizione di procedibilità non impedisce il ricorso al giudice per chiedere l’adozione di procedimenti cautelari e urgenti e non è di ostacolo alla trascrizione della domanda giudiziale.

Introdotto un termine massimo per la definizione della procedura, tre mesi, prorogabili per ulteriori tre su accordo delle parti. È stato poi reso più flessibile e meno stringente il termine per il primo incontro tra le parti, da tenere fra i venti e i quaranta giorni dal deposito della domanda.

Di regola, le parti debbano partecipare personalmente al procedimento di mediazione, ma, rispetto al passato è stata introdotta la possibilità, in presenza di giustificati motivi, di poter delegare un rappresentante informato sui fatti e in possesso dei poteri per conciliare la lite. Una delle maggiori novità riguarda l’estensione del patrocinio a spese dello Stato nelle procedure di mediazione.

La riforma, ma su questi punti ancora mancano le misure attuative, stabilisce che documenti e provvedimenti relativi al procedimento di mediazione sono esenti dall’imposta di bollo e da ogni spesa, tassa o diritto e che il verbale con l’accordo di conciliazione è esente da imposta di registro, elevando rispetto alla precedente disposizione, il limite di esenzione da 50.000 a 100.000 euro. L’ammontare massimo del credito d’imposta riconosciuto alla parte per l’indennità corrisposta all’organismo di mediazione è stato innalzato fino a 600 euro e comprende spese di avvio e le spese del primo incontro. Spazio poi a un nuovo credito d’imposta, commisurato ai compensi corrisposti al proprio legale, fino al tetto di 600 euro.

Da oggi parte poi a regime il processo telematico davanti ai giudici di pace che riguarderà non solo le nuove cause, ma anche quelle pendenti. Una partenza resa più incerta da quanto segnalato dall’avvocatura, con Ocf che, nel chiedere il rinvio, ricorda che, per esempio, la fase della sperimentazione, prevista con il deposito esclusivamente di ricorsi per decreto ingiuntivo, con l’adozione del “doppio binario” (cartaceo e telematico, con validità legale solo del primo) è stata vanificata dall’esiguo numero di ricorsi depositati causata dall’assenza di uno specifico ambiente di prova, con l’impossibilità di effettiva lavorazione degli atti e del conseguente deposito di provvedimenti da parte dei giudici.

Ma dagli stessi giudici di pace si ricordano le incongruenze della riforma, puntando il dito soprattutto sulle inadempienze del ministero della Giustizia che, per esempio, non ha dotato, a differenza della magistratura togata, i giudici di pace di un programma o applicativo da remoto per l’accesso, la consultazione, la gestione del fascicolo informatico e per la generazione e il deposito dei provvedimenti.

In sospeso invece l’entrata in vigore, in attuazione di quanto stabilito sin dalla legge delega, dei nuovi limiti di redazione degli atti giudiziari, dal tetto di 50.000 caratteri per gli atti introduttivi e memorie di replica, ai 4.000 delle note scritte in sostituzione d’udienza. Misure duramente contestate dall’avvocatura, interpretate come una incrinatura del diritto di difesa, sulle quali è in corso un confronto tra Cnf e Ministero, e con il Csm che aveva caldeggiato un rinvio. Da fonti del Cnf ancora ieri sera si dava per certo uno slittamento.

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