Condominio

Direttiva case green, il Parlamento sollecita fondi per i lavori

di Giuseppe Latour

Più esenzioni a disposizione dei Paesi membri. Ma anche un rafforzamento (per ora di principio) delle forme di supporto finanziario per chi vorrà ristrutturare il proprio immobile. Un rafforzamento che potrebbe portare alla creazione di un Energy performance renovation fund.

Non ci sono solo notizie preoccupanti per l’Italia nel compromesso raggiunto giovedì in Parlamento dai gruppi politici dei Popolari (Ppe), Socialisti (S&D), Liberali (Renew), Verdi e Sinistra sulla direttiva Energy performance of building directive (Epbd). Nel testo (ancora provvisorio) che andrà in discussione nei prossimi giorni (il 9 febbraio è programmato il voto in commissione Itre, poi si andrà in Plenaria a marzo) c’è, infatti, un innalzamento degli obiettivi indicati dalla versione precedente: la classe energetica che dovranno raggiungere gli edifici residenziali, cioè, cresce. E passa dalla F proposta dalla Commissione Ue alla E nel 2030 e dalla E proposta dalla Commissione Ue alla D nel 2033.

Altri passaggi, però, vanno nella direzione di una maggiore flessibilità delle norme europee. Così, viene anzitutto confermato l’impianto di eccezioni già previsto nelle versioni precedenti. Quindi, i Paesi membri potranno decidere di escludere: gli edifici protetti di particolare pregio storico e architettonico, i luoghi di culto, gli edifici temporeanei, le seconde case utilizzate per meno di quattro mesi all’anno, gli immobili autonomi con una superficie inferiore ai 50 metri quadri.

Si aggiungono, però, degli altri casi all’elenco. Sono esentabili tutti gli edifici destinati all’edilizia residenziale pubblica nel caso in cui le ristrutturazioni finiscano con il causare un aumento degli affitti. Inoltre, i Paesi membri potranno formulare una richiesta motivata alla Commissione di adattare gli obiettivi da raggiungere per particolari categorie di edifici residenziali, per ragioni di fattibilità tecnica ed economica.

Una clausola aperta che si potrebbe applicare a molti casi e che ha un solo limite: la riduzione dei target per questi edifici e per l’edilizia residenziale pubblica non dovrà superare il 22% del totale degli immobili residenziali. Quindi, in Italia non potrà andare oltre i 2,6 milioni di fabbricati.

Accanto a questo, ci sono le agevolazioni. Secondo un nuovo paragrafo aggiunto alla direttiva, gli Stati membri dovranno garantire un supporto finanziario adeguato e apposite salvaguardie sociali per raggiungere i target della nuova Epbd. Il supporto finanziario «potrà includere la creazione di un Energy performance renovation fund», che dovrà fare da leva per aumentare gli investimenti pubblici e privati nei progetti che migliorano le performance energetiche degli edifici. In questo contesto, la Commissione Ue dovrà «avanzare proposte legislative per rafforzare gli strumenti esistenti e aggiungerne di nuovi», a supporto dell’attuazione della direttiva.

Si comprendono così meglio le parole di Ciaràn Cuffe, eurodeputato irlandese dei Verdi/Ale, relatore in Parlamento della direttiva, che ieri ha spiegato come ci saranno «molti fondi Ue» a disposizione di chi vorrà ristrutturare. Inoltre, gli edifici storici «saranno esentati: non dovranno effettuare per forza migliorie, come pure gli edifici con un valore architettonico specifico. Forse la cosa più importante è che l’attuazione di questa direttiva spetterà agli Stati membri. Sarà responsabilità del governo italiano attuarla, attraverso un piano nazionale per le ristrutturazioni. Possono decidere quali edifici esentare dai requisiti: c’è molta flessibilità per gli Stati membri su come fissare gli obiettivi e come raggiungerli».

Infine, da sottolineare che si allunga anche il tempo per la trasposizione della direttiva nel nostro sistema: ora l’indicazione è che ci saranno 24 mesi, mentre prima si parlava di novembre 2023.

22%

Obiettivi da adattare

La bozza di direttiva oggetto di un nuovo compromesso nel Parlamento europeo questa settimana allarga il perimetro delle possibili esenzioni. Soprattutto, i paesi membri potranno chiedere alla Commissione di adattare gli obiettivi da raggiungere per alcune categorie di edifici residenziali. L’unico vincolo è che non sia superato il 22% del patrimonio residenziale. In Italia 2,6 milioni di edifici

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