Fisco

Doppia beffa per gli utenti del teleriscaldamento, l'aliquota Iva non al 5% e mancato accesso ai bonus

Condomìni in affanno soprattutto a Milano dove gli utenti del teleriscaldamento sono circa 223.000

di A.D’A.

Approda a Roma, alla presidenza del Consiglio, la richiesta di riduzione dell'Iva sul teleriscaldamento come già avviene per luce e gas. Ad attivare una petizione popolare è stato un amministratore condominiale di Milano dove sono molti gli utenti del servizio, utenti che lo hanno attivato in quanto tra i meno inquinanti a disposizione. Semplice la questione che unisce alla beffa il danno: dal febbraio scorso il Governo ha ridotto l’Iva al 5% sui consumi di gas ed elettricità.

Stesso servizio, aliquote Iva diverse

Da questi provvedimenti sono stati però esclusi gli utenti del teleriscaldamento che continuano a pagare l'Iva con le seguenti modalità: per l’acqua calda generata da impianti di cogenerazione (acqua calda + energia elettrica) l’aliquota Iva è del 10%, se invece, l’acqua surriscaldata proviene da impianti che generano esclusivamente acqua calda l’aliquota Iva arriva al 22%. Si determina perciò una situazione che vede lo stesso servizio reso a prezzi sensibilmente diversi e che nell’attuale contingenza genera una profonda ingiustizia:i cittadini serviti dal teleriscaldamento proveniente da impianti di produzione di sola acqua calda, con aliquota Iva del 22% pagano il servizio il 17% in più degli utenti con riscaldamento a gas o elettricità che versano l’Iva al 5%.

I dati di Milano

A Milano gli utenti del teleriscaldamento sono circa 223.000 (secondo dati A2A). Le famiglie costrette a pagare un’Iva del 22% sono circa 25.000 molte delle quali residenti in quartieri di edilizia popolare. Tra queste, a quelle in situazioni di accentuata difficoltà economica (con un Isee fino a 15.000 euro) viene impedito di poter accedere al bonus concesso per gli utenti del riscaldamento a gas o elettrico a causa della mancanza del numero del PDR (Punto di riconsegna) ovvero il contatore, perché gli utenti del teleriscaldamento non sono in possesso di questo strumento di misurazione dei consumi.

I chiarimenti forniti dalle Entrate

L'agenzia delle Entrate, con la risposta all'istanza di interpello 284 del 20 maggio 2022, ha fornito chiarimenti proprio in ordine all'aliquota Iva applicabile al trasferimento di energia termica tramite “contratto di servizio energia” e “contratto di teleriscaldamento”.Nel caso di specie a rivolgersi alle Entrate era stata una Ausl riferendo che le proprie strutture sanitarie utilizzano il gas metano per combustione nei propri usi industriali non tramite contratti di fornitura diretta, bensì mediante “contratti di servizio energia” o concessioni di “servizio di teleriscaldamento”, ragion per cui ad acquistare il metano non è l'utilizzatore dello stesso, bensì il fornitore del servizio, che oltre alla fornitura del vettore energetico fornisce all'azienda ulteriori servizi tecnici (manutenzione e conduzione degli impianti nel caso del servizio energia, fornitura di energia frigorifera e di energia elettrica nel caso del teleriscaldamento).

L'Agenzia ha ricordato in primis che come precisato con la Circolare 3 dicembre 2021, numero 17/E, è ridotta temporaneamente al 5% l'aliquota Iva applicabile alle somministrazioni di gas metano per combustione per usi civili e industriali. Con riferimento al caso di specie, le Entrate hanno ritenuto che la tipologia contrattuale utilizzata preveda e si concretizzi nella cessione al cliente finale di energia termica e non, direttamente, la «somministrazione di gas metano usato per combustione per usi civili e industriali», per cui non è applicabile l'aliquota Iva del 5%.Inoltre, anche con riferimento al contratto di teleriscaldamento, l'Agenzia ha ritenuto che viene a determinarsi un trasferimento di energia termica e non una somministrazione. Pertanto, anche con riferimento a tale ipotesi, non può trovare applicazione l'aliquota Iva agevolata del 5%.

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