ApprofondimentoRecupero e ristrutturazione

Il Piano di lavoro per la bonifica dell’amianto: contenuti e procedure

di Sergio Clarelli - Ingegnere, Presidente di ASSOAMIANTO

N. 1204

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Prima dell’iniezio dei lavori di demolizione o di rimozione dell’amianto, ovvero di MCA, da edifici, da strutture, da apparecchi e da impianti, nonché dai mezzi di trasporto, il datore di lavoro dell’impresa esecutrice deve predisporre un Piano di lavoro, corredato di tutti gli allegati previsti

Come noto, ai sensi del D.M. sanità 6 settembre 1994, che detta “Normative e metodologie tecniche di applicazione dell’art. 6, comma 3, dell’art. 12, comma 2, della legge 27 marzo 1992, n. 257, relativa alla cessazione dell’impiego dell’amianto”, nei materiali contenenti amianto (MCA), le fibre possono essere:

  • libere o debolmente legate e quindi i materiali possono essere facilmente sbriciolati o ridotti in polvere con la semplice azione manuale; si parla in questi casi di amianto in matrice friabile, come ad esempio nei ricoprimenti a spruzzo contenenti amianto;
  • fortemente legate in una matrice stabile e solida (come il cemento-amianto o il vinyl-amianto) e quindi i materiali possono essere sbriciolati o ridotti in polvere solo con l’impiego di attrezzi meccanici; si parla in questo caso di amianto in matrice compatta.

In sostanza, la friabilità può manifestarsi tramite:

  • fallout: distacco dal materiale di fibre legate debolmente, dovuto a sollecitazioni connesse a movimenti aria e/o vibrazioni strutture;
  • impatto: rilascio di fibre a seguito di contatti diretti, volontari o accidentali, con il materiale;
  • dispersione secondaria: risollevamento in aria di fibre, a seguito di pulizia, movimento persone e circolazione dell’aria.

Tale Decreto definisce, tra l’altro, anche i tre interventi di bonifica dei manufatti contenenti amianto, vale a dire:

  • rimozione: la quale elimina ogni potenziale fonte di esposizione ed ogni necessità di attuare specifiche cautele per le attività che si svolgono nell’edificio. Comporta un rischio estremamente elevato per i lavoratori addetti e produce notevoli quantitativi di rifiuti pericolosi che devono essere correttamente smaltiti. In genere richiede l’applicazione di un nuovo materiale, in sostituzione dell’amianto rimosso. In particolare, nel caso dei lavori di rimozione dell’amianto friabile, l’area di lavoro deve essere interamente confinata, realizzando un efficace isolamento dell’area di lavoro (confinamento statico) e inoltre è necessario prevedere un sistema di estrazione dell’aria che metta in depressione il cantiere di bonifica rispetto all’esterno (confinamento dinamico);
  • incapsulamento: che consiste nel trattamento dell’amianto con prodotti penetranti o ricoprenti che (a seconda del tipo di prodotto usato) tendono ad inglobare le fibre di amianto, a ripristinare l’aderenza al supporto, a costituire una pellicola di protezione sulla superficie esposta. Non richiede la successiva applicazione di un prodotto sostitutivo e non produce rifiuti. Il rischio per i lavoratori addetti è generalmente minore rispetto alla rimozione. È il trattamento di elezione per i materiali poco friabili di tipo cementizio. Permanendo l’amianto nell’edificio occorre mantenere un programma di controllo e manutenzione. Rispetto agli altri due interventi presenta un costo più contenuto;
  • confinamento: che consiste nell’installazione di una barriera a tenuta che separi l’amianto dalle aree occupate dell’edificio. Se non viene associato ad un trattamento incapsulante, il rilascio di fibre continua all’interno del confinamento. Rispetto all’incapsulamento, presenta il vantaggio di realizzare una barriera resistente agli urti. Occorre sempre un programma di controllo e manutenzione, in quanto l’amianto rimane nell’edificio; inoltre la barriera installata per il confinamento deve essere mantenuta in buone condizioni.

La predisposizione del Piano di lavoro per la bonifica

Ciò premesso, ...