Condominio

Il presidente di Unai chiede al governo un riconoscimento professionale per gli amministratori

Dopo i fatti di Fidene, Rosario Calabrese si rivolge ai presidenti di Camera e Senato per reclamare maggiori tutele per la categoria

di Redazione

Pubblichiamo la circolare che Rosario Calabrese, presidente di Unai (Unione nazionale amministratori di immobili), ha indirizzato al presidente della Camera dei deputati, l’onorevole Lorenzo Fontana, al presidente del Senato della Repubblica, l’onorevole Ignazio La Russa e a tutti gli amministratori di condominio della penisola.

Stimati tutti,
è notizia di questi giorni, sulle prime pagine dei giornali e dei telegiornali, la mattanza nella riunione in cui ci sono stati tre morti e alcuni feriti. È ininfluente il fatto che si trattasse della riunione di un consorzio, presieduta da un consiglio di amministrazione e non di un condominio, rappresentato dall’amministratore, quello che rileva è l’imbarbarimento dei rapporti all’interno delle comunità condominiali e consimili.

Questa situazione non può essere ignorata né affrontata con leggerezza. Se correliamo questo fatto con un altro, altrettanto grave, accaduto sempre a Roma, nel quartiere Boccea a febbraio del 2009, nel quale, questa volta, un amministratore di condominio, G. Santini, di 63 anni, che era andato a riscuotere delle quote arretrate, è stato ammazzato, fatto a pezzi e nascosto in una valigia, da una coppia di condòmini morosi, ci rendiamo conto di come questa cosa ci riguardi direttamente e in maniera drammatica. La nostra categoria non gode di nessuna tutela: non solo i condòmini non riconoscono i meriti della nostra attività quotidiana ma, in particolare, il legislatore continua a ignorarci, negandoci ogni forma di riconoscimento. Fin quando i condòmini (e purtroppo gran parte dei membri della categoria) continuerà a considerarci dei “capo palazzo” o dei “capo condomìni” assimilabili ai condòmini stessi, è inevitabile che le acredini personali che inquinano la vita condominiale coinvolgano anche l’amministratore, al pari dei condòmini, e quest’ultimo si trovi a essere parafulmine dei malumori e delle beghe interne al condominio.

Pretendiamo con forza un riconoscimento professionale che ci equipari alle altre categorie protette, quali avvocati, ingegneri, architetti e commercialisti. Noi rivendichiamo l’albo professionale e non perché sia l’equivalente di un giubbotto antiproiettile in kevlar, ma perché ci porrebbe in una condizione di rispetto professionale da parte dei condòmini.

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