Condominio

Perché l’albo professionale degli amministratori di condominio è necessario

La misura sancirebbe il riconoscimento della dignità della professione e la conquista della giusta considerazione presso le istituzioni

di Daniela Zeba - Quorum Rosa

Sono reduce da una due giorni romana intensa ed emozionante, che lascerà un segno nella vita professionale degli amministratori di condominio. A dispetto di proclami terroristici, del pessimismo cosmico di quelli che «tanto l’albo non si farà mai», «siete degli illusi», «non potete cambiare le cose», del fatto che tutto sembra essere precluso agli amministratori di condominio, un squarcio di luce è apparso nel cielo, solitamente buio e tempestoso che, come una nuvoletta fantozziana, avvolge il quotidiano dell’amministratore di condominio.

Si è parlato del riconoscimento della categoria attraverso la costituzione di un albo degli amministratori. Il Presidente Unai, Rosario Calabrese, si è schierato apertamente a favore. Non solo. Gli amministratori hanno votato il referendum e si sono espressi, con una “maggioranza bulgara”, a favore dell’albo. Non di un registro. Tantomeno di un elenco. Non vogliono una “lista di capri espiatori” per agevolare e compiacere l’agenzia delle Entrate. Non vogliono una lista di amministratori costituita su base volontaria, delineata come ennesimo contentino, che li relegherebbe comunque a professionisti di serie B, schiacciati dall’invisibilità istituzionale da un lato e dalla svalutazione sociale dall’altro.

Gli amministratori puntano a un albo abilitante, alla tutela, al riconoscimento della dignità della loro professione, alla conquista della considerazione da parte delle istituzioni e alla loro valorizzazione sociale. Gli amministratori vogliono rispetto perché la loro professione acquisisca il prestigio che merita. Gli amministratori vogliono con questo tutelare anche i condòmini, facendo “pulizia”, sbattendo fuori chi sporca l’onorabilità della professione. Gli amministratori sono stanchi di scuse come quella che «L’Europa non vuole gli albi», perché è falso e lo ha stigmatizzato con fermezza, a scanso di ogni equivoco, l’europarlamentare Fabio Massimo Castaldo. Non ci sono scuse per non procedere, se non la mancanza di volontà da parte degli attuali rappresentanti della categoria e delle istituzioni.

Come ha ricordato il Presidente Unai, «necessitiamo di un organismo di autogoverno autogestito, eletto democraticamente, con potere di indirizzo e vigilanza, che risponda direttamente agli iscritti del suo operato; che garantisca una formazione qualificante; che accrediti le associazioni abilitate alla formazione dei propri iscritti; che vigili sulla corretta erogazione dei corsi e stabilisca quali sono le materie da trattare. Abbiamo bisogno di commissioni disciplinari che sanzionino chi si comporta in maniera scorretta rispetto agli obblighi di aggiornamento o infanga la categoria».

Gli amministratori non vogliono confondersi con gli “interni”, a cui la sciagurata legge 220, che doveva essere di riforma della professione, ha dato dignità di coesistenza accanto ai veri professionisti, per giunta con ogni onore e gloria senza obbligo alcuno in termini di titoli, competenze e aggiornamenti. Se proprio si dovessero mantenere gli “interni”, questi dovrebbero in primis essere individuati come «rappresentanti di condominio» e non certo amministratori, svolgendo il loro ruolo gratuitamente, comunque non senza obbligo di formazione. A chi si definisce realista e ritiene impossibile la creazione dell’albo, perché troppi soggetti hanno interessi contrari al riconoscimento degli amministratori, dico che invece di focalizzarsi sugli interessi altrui, ci si dovrebbe concentrare sui diritti di chi da sempre è stato messo in ombra, per non dire vessato e sbeffeggiato.

Gli amministratori dovrebbero fare un passo indietro e accontentarsi di un registro, perché esistono interessi di altre categorie che devono essere salvaguardate a loro discapito? Ma che discorso è questo? Se questa è la logica di chi a oggi si è preoccupato della nostra tutela, si capisce perfettamente perché la categoria sia messa così male: perché si è sempre agito con la logica dei perdenti, di chi non ci crede, di chi non ha veramente a cuore i nostri valori.

È significativo e direi anche ovvio che, con queste premesse, chi doveva tutelare i nostri interessi finora abbia fallito. Nessuno ha mai detto che sia facile ma non per questo si deve gettare la spugna a priori. Ogni traguardo ambizioso presenta ostacoli e ardui percorsi. Se ci si ritira prima della gara, è la fine, prima ancora di iniziare. Ci vogliono coraggio, fatica, lacrime e sangue per raggiungere l’obiettivo, è vero, e noi in prima linea da sempre lo sappiamo bene. Necessitiamo, quindi, di rappresentanti che ne siano altrettanto consapevoli e che si dimostrino all’altezza delle nostre aspettative e della nostra visione della professione.

Preso atto di questo, dobbiamo prendere in mano la situazione, invertire la tendenza, svegliarci una volta per tutte e pretendere una rappresentanza che non ci ammonisca su cosa vogliono gli altri, ma che rappresenti noi amministratori e si batta per la difesa dei nostri interessi. La strada l’ha tracciata Unai. Perché non seguire le sue orme? Perché non dare un forte segnale, impossibile da non essere colto dalle istituzioni? Perché non lanciare una vera sfida, istituendo in ogni città una campagna referendaria senza precedenti che raccolga l’adesione di tutti gli amministratori italiani? Una campagna seria, con regole precise e procedure certificate blockchain, che attesti la correttezza e la validità delle procedure e dei risultati.

Possiamo mettere in atto una rivoluzione significativa e senza precedenti.Possiamo costruirci un nuovo futuro. #facciamoloebasta come direbbe un caro collega, facciamolo a livello più capillare possibile. L’albo non è un miraggio, può essere realtà, se perseguiamo il nostro scopo con convinzione, determinazione e coraggio. Gli agenti immobiliari ci sono riusciti. Anche i giardinieri ci sono riusciti, costituendo il loro albo nel 2016. Perché non dovremmo riuscirci noi? Possiamo essere il nostro limite o il nostro illimitato orizzonte. Come più volte ho scritto, anche in tempi non sospetti, il futuro dipende solo da noi. Non sprechiamo anche questa occasione.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©