Lavori & Tecnologie

Ripartitori «trasparenti» rivisti nella Uni 10200

di Claudio Lucchesi

La misurazione dei consumi di calore nelle “seconde case”, abitate saltuariamente, è uno dei temi affrontati nella revisione della norma Uni 10200, richiamata dal Dlgs 102/2014. La versione attuale (10200:2015) non risulta funzionale allo scopo indicato dalla norma neppure dopo l’aggiornamento operato dal Dlgs 141/2016.

In sintesi, nel contesto richiamato, non si riesce a comporre, con gli strumenti attuali messi a disposizione, una sintesi accettabile, capace di rispondere al bisogno di ripartire le spese di riscaldamento secondo il principio giuridico del “consumo effettivamente registrato”.

La Commissione tecnica 271 del Comitato Termotecnico Italiano, competente in materia, durante i lavori di preparazione della bozza di aggiornamento della norma tecnica Uni 10200 aveva individuato una possibile soluzione che sembrava risolutiva.

Tale proposta consisteva nel prevedere che sul dispositivo di contabilizzazione (il cosiddetto ripartitore) fosse ben visibile il consumo volontario totale, tramite semplice moltiplicazione della numerosità delle unità di ripartizione (comunemente denominati scatti o impulsi), per la loro consistenza determinata in base al “peso energetico”.

Il Comitato di presidenza del Comitato termotecnico, ascoltato il parere della Commissione centrale tecnica del Cti, ha però rimandato la bozza di revisione alla Commissione Tecnica 271 con “l'invito” a recepire quanto indicato, attuando una completa cancellazione di questo punto a causa di un presunto “contrasto” con la norma europea En 834.

Ma questa cancellazione, afferma l’Anta (associazione di termotecnici e aerotecnici) non appare ragionevole: il punto della bozza di revisione “incriminato” mira a stimare nel miglior modo possibile l'entità del consumo volontario complessivo in ottemperanza al principio stabilito dalla direttiva 2012/27/Ue. E nulla ha a che vedere con la determinazione delle Unità di ripartizione, unico scopo della En 834.

Anta ritiene poi che la En 834 non abbia “titolo” per intervenire sulla determinazione delle quote da ripartire a consumo e a millesimi, perché riguarda solo la generazione di numeri proporzionali all'energia erogata attraverso i corpi scaldanti. Una volta generati, l'uso che viene fatto di questi numeri è responsabilità dell'utilizzatore. E un dispositivo non trasparente sarebbe oggetto di comunicazione formale alla commissione europea.

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