Condominio

Risarcimento per i guaiti dei cani tenuti dal vicino sul terrazzo

Il proprietario di un animale o chi se ne serve per il tempo in cui lo ha in uso, è responsabile dei danni causati dallo stesso

di Annarita D’Ambrosio

Città meno affollate d’agosto e le molestie in condominio spesso coincidono con i guaiti degli animali del vicino lasciati di notte sul terrazzo. Conferma il diritto al risarcimento l’ordinanza della Cassazione 23408/2022 depositata 27 luglio . A rivolgersi alla Suprema corte il condomino condannato in primo e secondo grado a risarcire per danno alla salute il vicino disturbato da cupi ululati e continui e fastidiosi guaiti specie nelle ore notturne emessi dai cani dei vicini collocati sul terrazzo dell’abitazione e sul terreno comune del fabbricato.

Il ragionamento della corte ed il licenziamento del vicino

Per la Cassazione le 5 motivazioni addotte dal proprietario degli animali erano da respingere in primis per motivi procedurali perchè prospettanti inammissibili profili di novità rispetto alle precedenti pronunce. Per i giudici di merito era provato che il vicino avesse perso la capacità lavorativa tanto da essere stato licenziato e il ricorrente chiedeva perciò una rivalutazione della vicenda che in sede di legittimità non era possibile.

Risarcimento quindi da corrispondere e vicenda che ci porta a ricordare che se da un lato l’articolo 16, lettera b) legge 220/2012 sulla riforma del condominio precisa che le delibere condominiali «…non possono vietare di possedere o detenere animali domestici», dall’altro per l’articolo 2052 Codice civile«Il proprietario di un animale o chi se ne serve per il tempo in cui lo ha in uso, è responsabile dei danni cagionati dall'animale, sia che fosse sotto la sua custodia, sia che fosse smarrito o fuggito, salvo che provi il caso fortuito».

Farsi giustizia da sé

A volte, basta il buon senso di un amministratore per risolvere un dissidio. È successo a Roma, dove i guaiti di un cane disturbavano gli abitanti del condominio appena la padrona lasciava l'abitazione. L'amministratore le ha suggerito di rivolgersi ad un veterinario per farsi indicare un corso di addestramento che potesse abituare il cane a stare da solo. Bene anche se talvolta “farsi giustizia da sé” può costare anche caro come è accaduto ad una condòmina di Bergamo che, affacciandosi di notte alla finestra urlando nell'intento di tacitare il cane del vicino che abbaiava, ha lei stessa disturbato la quiete degli altri condòmini ed è stata per questo condannata, dalla Cassazione con la sentenza 47719 del 2018, al pagamento di una ammenda.

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