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Studio Enea: temperatura interna giù di tre gradi negli edifici con il cappotto verde delle piante

Il “cappotto verde” agisce come isolante termico

di Davide Madeddu

Tetti e pareti verdi per avere case con temperature più basse durante la primavera e l'estate. Con una riduzione della temperatura interna che, nel periodo più caldo dell'anno, si può ridurre sino a 3 gradi. E dare un contributo alla riduzione di emissioni di CO2 in atmosfera. Il tutto grazie a quello che è stato definito il «cappotto verde» di piante su tetti e pareti degli edifici. Una presenza che, secondo uno studio dell'Enea, consente di «abbattere quasi il 50% del flusso termico tramite l'ombreggiamento e la traspirazione di coltri vegetali disposte a protezione dalla radiazione solare».

L’isolamento termico naturale

Questo perché, come emerge dal progetto «Infrastrutture ‘verdi' per migliorare l'efficienza energetica degli edifici e la qualità del microclima nelle aree urbane», la copertura vegetale agisce tutto l'anno come isolante termico, con effetti maggiori nel periodo primavera-estate quando le piante agiscono anche come estrattore naturale di calore dall'ambiente. In generale, l'effetto benefico di regolazione termica è dovuto all'ombreggiamento estivo, all'evapotraspirazione e alla fotosintesi clorofilliana delle piante.

«Grazie a un sofisticato sistema di sensori per il monitoraggio microclimatico, abbiamo verificato che le coltri vegetali messe a copertura del solaio e delle pareti esterne dell'edificio prototipo nel Centro Ricerche Enea Casaccia, vicino a Roma - spiega Arianna Latini, ricercatrice del Dipartimento unità per l'efficienza Energetica -, sono in grado di mantenere le temperature superficiali al di sotto dei 30 °C e quindi di evitare le forti variazioni termiche che si verificano a livello delle superfici di tetti e pareti privi di vegetazione, che raggiungono picchi di temperatura di oltre 50 °C nelle ore più calde».

La riduzione dei consumi elettrici

Non è comunque tutto perché, come argomenta la ricercatrice «i dati preliminari fanno supporre che si possa ottenere una riduzione dei consumi elettrici di circa 2 kWh/m². Mediamente questo si traduce in un risparmio di energia elettrica di circa 200 kWh per la climatizzazione estiva di un'abitazione di 100 m², tenuto conto di una temperatura di comfort dell'ambiente interno non superiore a 26 °C». C'è anche un aspetto legato alle emissioni. Nel caso dell'edificio usato come prototipo, dove i ricercatori hanno impiegato la Parthenocissus quinquefolia, nota come “vite americana”, un rampicante resistentissimo sia al caldo che al freddo (in autunno le sue foglie diventano rosso intenso), è stato rilevato che, come sottolinea la ricercatrice «le temperature superficiali della parete verde sono fino a 13 °C inferiori rispetto alla facciata non vegetata, con una riduzione dei flussi termici verso l'interno di circa 7 kWh/m² e un abbattimento delle emissioni fino a 1 kg di CO2/m² per il minore consumo di energia elettrica».

Secondo i ricercatori, l'inverdimento del 35% della superficie urbana dell'Unione europea (oltre 26 mila chilometri quadrati) «permetterebbe di ridurre la domanda di energia per il raffrescamento estivo di edifici pubblici, residenziali e commerciali fino a 92 TWh l'anno, con un valore attuale netto (Van) di oltre 364 miliardi di euro, e di evitare le emissioni di gas serra equivalenti a 55,8 milioni di tonnellate di CO2 l'anno». Da qui «la necessità di intervenire sulle aree urbane al più presto, avviando iniziative e interventi per contrastare gli impatti negativi del riscaldamento globale, che comprendono l'eccesso di consumi di energia fossile (la climatizzazione estiva rappresenta circa il 30% dei consumi complessivi con un trend in crescita), le isole e le ondate di calore sempre più frequenti nei mesi estivi, l'inquinamento ambientale e la perdita di biodiversità».

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