Condominio

Catasto, la rendita aumenta anche se il nuovo vano è formalmente inagibile

La Corte ribadisce che ai fini dell'attribuzione della rendita «rileva la situazione concreta dell'immobile» e non la sua conformità urbanistica

di Mauro Salerno - Edilizia e Territorio


Il fatto che un immobile non abbia i requisiti di agibilità non ha alcuna influenza sull'attribuzione della rendita catastale. Dunque la presenza di nuovi vani, anche se «formalmente» inabitabili, può determinare l'aumento della rendita. Perché ai fini dell'attribuzione della rendita «rileva» soltanto «la situazione concreta dell'immobile».

È il principio ribadito dalla Cassazione con la sentenza n. 5175/2020 depositata ieri.

Il caso nasce dal ricorso promosso dal proprietario di un immobile contro l'aumento della rendita castale di un sottotetto e di un vano posto al piano terra deciso dall'Agenzia delle Entrate, sulla base di una denuncia di variazione catastale presentata dallo stesso proprietario.

Nuovi vani senza agibilità
L'autore del ricorso aveva contestato l'aumento della rendita obiettando che i nuovi vani non avrebbero i requisiti di abitabilità previsti dalla legge, anche se, come ricostruito dalla Corte, gli spazi modificati «con una divisione in ambienti e una sistemazione di finestre e una terrazza a livello» non potevano avere altro che «una destinazione abitativa».

La situazione concreta
Per i giudici della Cassazione il ricorso «si basa sull'errata tesi secondo cui la situazione di abitabilità di fatto avrebbe prevalenza sulla situazione di inabitabilità - rectius "agibilità" - di diritto».

Invece, «ai fini del classamento di un immobile non è rilevante la sussistenza dei requisiti necessari all'ottenimento dell'agibilità». Infatti, «ai fini dell'attribuzione della rendita» conta soltanto «la situazione concreta dell'immobile non la relativa agibilità o conformità urbanistica». perché «l'asserita non conformità/agibilità non priva l'immobile di valore economico».

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