Il giudice è tenuto a conoscere i regolamenti edilizi comunali nelle cause sulle distanze tra costruzioni
Gli stessi infatti sono espressamente richiamati dalle previsioni del Codice civile
E' obbligo del giudice definire la controversia secondo la legge che regola la materia devoluta alla sua cognizione, anche se la stessa non venga indicata dalle parti.
Il principio riceve applicazione nell'ambito del diritto reale (si pensi al caso delle distanze nelle costruzioni, o tra luci e vedute), in cui, oltre al Codice civile, possono intervenire, in modo prevalente, le previsioni dei regolamenti edilizi locali. Ciò è stato appena ribadito dalla Cassazione con la ordinanza 29746 del 29 dicembre 2020.
Si tratta del principio che deriva dalla locuzione latina «iura novit curia» – che vuol dire, letteralmente, «il giudice conosce le leggi» - per cui nel diritto processuale, mentre il compito delle parti è allegare un fatto e/o un diritto e compito poi del giudice ricondurlo alla legge, di cui si dà per presupposta la conoscenza al di là della stessa attività svolta dalle stesse parti.
La vicenda
Nel caso trattato si controverteva in tema di violazione di distanze legali tra costruzioni, a seguito della realizzazione di un nuovo manufatto da parte di uno dei vicini. Si faceva riferimento agli articoli 873 e 873 Codice civile (per cui, «Le costruzioni su fondi finitimi, se non sono unite o aderenti, devono essere tenute a distanza non minore di tre metri, nei regolamenti locali può essere stabilita una distanza maggiore»). Ma la causa è stata risolta richiamando il regolamento edilizio loc ale, ancorché le parti del giudizio non lo avessero né richiamato in atti né allegato nel rispettivo fascicolo.
La pronuncia della Suprema corte
Il giudice di merito (Corte di appello di Roma), ad ogni buon conto, ne ha fatto riferimento dirimendo, in ragione di esso, la controversia e, in quanto tale, l'assunta decisione è stata impugnata (anche) per violazione del contraddittorio, da chi ne ha subito le conseguenze negative.I giudici di legittimità hanno respinto il ricorso è considerato conforme al diritto la condotta del decidente. Nel qual caso, si è fatto riferimento all'insegnamento secondo cui le norme dei regolamenti comunali edilizi e i piani regolatori sono, per effetto del richiamo contenuto negli articoli 872 e 873 Codice civile, integrative delle norme del Codice civile in materia di distanze tra costruzioni.
La conoscenza dei regolamenti comunali
Il giudice, pertanto, deve applicare le norme locali indipendentemente da ogni attività assertiva o probatoria delle parti, acquisendone conoscenza attraverso la sua scienza personale, la collaborazione delle parti o la richiesta di informazioni ai comuni.In altri termini, le norme dei regolamenti edilizi locali sono, per effetto del richiamo degli articoli 871, 872, 873, Codice civile, integrative delle norme contenute nello stesso codice in materia di costruzioni, sicché, ponendosi il problema della scienza ufficiale del giudice negli stessi termini di quello concernente le norme del Codice civile, il giudice, cui sia ritualmente resa nota l'esistenza di normativa locale in materia, deve acquisirne conoscenza o attraverso la sua scienza personale, o attraverso la collaborazione delle parti (non soggetto alle norme sull'attività probatoria documentale) ovvero attraverso la richiesta di informazione ai Comuni, che tengono la raccolta dei regolamenti comunali ai sensi dell'articolo 62 Testo Unico 3 marzo 1934, numero 383 (in punto sono stati richiamati, quali precedenti, Cassazione 29 luglio 2009 numero 17692; 18 febbraio 1987, numero 1755).