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Superbonus, il Governo apre alla proroga villette al 30 giugno

Maggioranza e tecnici al lavoro per definire i correttivi da votare in commissione. Negli emendamenti anche la possibilità di compensare i crediti fiscali con i debiti contributivi

di Marco Mobili e Giovanni Parente

Si sblocca la partita sulla proroga del superbonus sulle villette dal 31 marzo al 30 giugno 2023. Nell’ultimo incontro con la maggioranza e i tecnici, il Governo dà un sostanziale via libera alla possibilità di prolungare di tre mesi per effettuare i bonifici del 110% per villette e unità indipendenti. Una modifica richiesta nella conversione del decreto sulle stop alle cessioni dei bonus da tutti i gruppi parlamentari e che ora dovrà essere tradotta in un emendamento di sintesi dal relatore Andrea de Bertoldi (FdI). La partita dei correttivi è ancora aperta, considerando anche che il voto in commissione Finanze alla Camera entrerà nel vivo la prossima settimana.

Nel lavoro di messa a punto, spuntano due modifiche per sbloccare l’empasse sulle compensazioni. In primo luogo, Governo e maggioranza puntano a correre ai ripari dopo le pronunce di diversi Tribunali che hanno bloccato la possibilità di compensazione orizzontale tra crediti tributari e debiti previdenziali, in particolar modo quelli Inps. Di fatto, un ulteriore ostacolo all’utilizzo dei crediti “in pancia” a imprese (sono 19 miliardi solo quelli per bonus edilizi), banche e assicurazioni. Un blocco su cui la giurisprudenza non sembra aver tenuto in debita considerazione anche i precedenti interventi di prassi della stessa agenzia delle Entrate.

In secondo luogo, c’è la moral suasion che l’Esecutivo sta conducendo proprio su banche, intermediari finanziari e assicurazioni per l’acquisto dei crediti derivanti da bonus edilizi, in modo da rimettere liquidità sul mercato e sostenere le imprese del settore edilizio che sono rimaste nel guado di cantieri rimasti aperti ma con lavori allo stato attuale non completabili. Allo stesso tempo, sembra invece perdere quota la proposta sostenuta da maggioranza e opposizioni e avanzata da Ance e Abi per una compensazione “diretta” in F24 di una percentuale dei crediti fiscali. Una soluzione su cui pesano le perplessità tecniche di natura finanziaria per le difficoltà che si potrebbero generare sui flussi di cassa in termini soprattutto di pagamento da parte dello Stato di stipendi e pensioni. A questo si aggiungerebbero i tempi (presumibilmente) lunghi per l’aggiornamento della procedura telematica tra Abi e amministrazione finanziaria per separare i flussi tra imposte e crediti.

Per controbilanciare la preclusione alla compensazione “diretta”, il Governo potrebbe allargare le maglie sulle tempistiche per sfruttare il superbonus sotto forma di detrazione in dichiarazione dei redditi. Il periodo verrebbe spalmato da quattro a dieci anni, in modo da consentire anche a contribuenti incapienti o a capienza limitata di poter sfruttare l’agevolazione fiscale.

Sulle cessioni dei bonus edilizi si punta a salvare le situazioni rimaste nella tagliola del 16 febbraio. Per gli interventi in edilizia libera, come nel caso dello sconto in fattura per la sostituzione di infissi, caldaie e condizionatori a pompa di calore, per l’attestazione dell’inizio dei lavori le strade si sdoppiano per dimostrare il diritto alla cessione: il bonifico parlante all’impresa esecutrice dei lavori o l’autocertificazione dell’inizio dell’installazione. Con un’altra modifica si riapre la cessione per gli interventi agevolati con il sismabonus ma solo se effettuati nell’area del cosiddetto cratere del Centro Italia colpito dagli eventi sismici.

Un’ulteriore finestra è destinata a riaprirsi per categorie particolari come gli Iacp e le Onlus, per cui si riapre la possibilità della cessione e quindi di fatto di completare i lavori rimasti in sospeso. Resta, invece, in bilico e al momento fuori dagli emendamenti approvabili la concessione di un rinvio dell’entrata in vigore dell’obbligo delle certificazioni Soa o di una riduzione della soglia dei lavori oggi fissata a 516mila euro.

La partita più delicata rimane, comunque, l’intervento sulle comunicazioni delle opzioni per cessioni e sconti in fattura relativa al 2022. L’intenzione dei parlamentari è di consentire la trasmissione alle Entrate entro la scadenza del 31 marzo anche quando la cessione non si è ancora formalizzata. Con l’ammissibilità anche delle pratiche con banche, altri intermediari finanziari e assicurazioni per cui è ancora in corso l’istruttoria. Il tempo, però, stringe e non potendo aspettare la conversione del decreto, il Governo ha già fatto sapere che potrebbe ricorrere al “comunicato legge” una volta approvato l’emendamento almeno in commissione.