Lavori & Tecnologie

Superbonus, l’Anit critica la fattibilità dell’Ape sull’intero edificio

Per il presidente Valeria Erba non è possibile eseguire un Ape come previsto dal decreto per l’intero edificio e quindi dovrò verificare il doppio cambio di classe per ogni unità immobiliare

di Enrico Bronzo

I termotecnici associati all’Anit, l’associazione nazionale per l’isolamento termico e acustico, hanno fugato parte dei dubbi professionali sull’applicazione del decreto Rilancio (34/20) con un webinar che si è svolto il 3 giugno 2020 curato dall’associazione.

Un aspetto che interessava loro nell’articolo 119 del Dl 34/20 - l’altro articolo importante è il 121 - concerneva l’Ape (attestato di prestazione energetica) che secondo la norma ai fini del superbonus dovrà attestare il conseguimento della classe energetica più alta, qualora non fosse possibile migliorare di almeno due classi energetiche l’edificio.

Questo adempimento, secondo la lettura dell’Anit, andrà eseguito su ogni singolo appartament0 di un condominio e non sull’intero edificio come recita il Dl 34/20, sempre all’articolo 119, semplificando le verifica dei quattro requisiti necessari per ottenere il bonus. Asseverazione che, va chiarito, è un adempimento che verrà eseguito dal professionista incaricato dall’amministratore nei casi del condominio e che andrà confrontata con l’attestazione precedente.

I pilastri su cui si poggia il superbonus sono i proprierari degli immobili, gli amministratori nel caso dei condomini, i professionisti del computo metrico e della progettazione (architetti, geoemtri, ingegneri), quelli della legge 10/91 (i professionisti del risparmio energetico), i costruttori e chi fino a oggi si è occupato della cessione del credito, le utilities, a cui a breve si uniranno banche e assicurazioni proprio alla luce del Dl 34/20. Tutte queste componenti hanno bisogno di certezze per operare.

Significative a questo proposito sono le parole di Valeria Erba, presidente Anit che riportiamo integralmente.

«Il tanto atteso decreto legge 34 /20 chiamato DL rilancio è stato finalmente pubblicato.
Gli articoli 119 e 121 riguardano le opportunità per gli interventi di efficientamento energetico. Queste comprendono la detrazione del 110% delle spese sostenute dal 1° luglio 2020 e l'allargamento della validità del provvedimento della cessione del credito e dello sconto in fattura a quasi tutti i bonus fiscali per interventi nel settore edile.
Dato il titolo del decreto ci si aspettava che i provvedimenti previsti potessero portare ad una ripresa del settore delle costruzioni. Sicuramente i testi degli articoli sono stati discussi e elaborati più volte ma, da associazione tecnica, la nostra lettura ci ha fatto soffermare sull'effettiva fattibilità degli interventi e, ahimè, abbiamo osservato che forse veramente ci si è persi per strada alcuni aspetti importanti.

Per questo motivo riteniamo che presentare il provvedimento, come è oggi, come un sicuro rilancio delle ristrutturazioni e riqualificazioni degli edifici sia decisamente fuorviante.

Siamo pienamente convinti che un'opportunità di questo tipo dovrebbe essere fornita solo a interventi di notevoli dimensioni, che possano garantire un risparmio energetico e una riduzione dei consumi e delle emissioni importanti di aiuto alla politica energetico-ambientale del Paese, in ottica anche degli obiettivi ambientali fissati al 2030.

Tuttavia ci si chiede anche se il provvedimento nasce per essere sfruttato pienamente per tutti gli interventi ivi previsti o solo come un messaggio politico per i non addetti ai lavori.

Parlare di efficienza energetica e sostenibilità non può prescindere dal garantire un risultato reale legato alla riduzione dei consumi e delle emissioni.

Questo significa dover entrare nel merito di indicatori tecnici validi e normati, anche se a volte non di facile comprensione per tutti. Inoltre porre gli stessi obiettivi e requisiti per tutte le tipologie di intervento previste è sicuramente più semplice, ma spesso non corretto e sostenibile.

È un peccato che criticità applicative possano rendere meno efficace un provvedimento che avrebbe le potenzialità per essere importante per il nostro settore.

In questi mesi gli esperti di efficienza energetica in edilizia al Governo si sono moltiplicati, per cui pare che i tecnici non siano più necessari. Non sto parlando tanto della nostra associazione, che pur si occupa di questo settore dal 1984, ma anche di altri enti e soggetti, anche interni alle istituzioni, che conoscono il tema, sanno come funziona un edificio esistente, conoscono le tecnologie e i materiali, sanno come fare una valutazione della sostenibilità ambientale, sanno come si fanno i calcoli energetici e la classificazione energetica tanto citata come documento ufficiale andrebbe asseverato dai professionisti.

Ma qualcuno tiene conto del fatto che non è possibile eseguire un Ape come previsto dal decreto per l'intero edificio, e quindi dovrò verificare il doppio cambio di classe per ogni unità immobiliare? E nelle regioni con classificazione differente come si deve comportare un tecnico?

È altresì risaputo da chi lavora sull'argomento che l'efficienza energetica dell'involucro edilizio non viene pienamente valorizzata nella classe energetica, tanto è che viene richiesto di indicare nel certificato anche il livello di prestazione dell'involucro come classe di qualità. Per questo motivo richiedere un salto di due classi per interventi sull'involucro risulta particolarmente penalizzante.

Restando sulle strutture, è altresì comprensibile che la sostenibilità ambientale di un edificio o di un intervento di riqualificazione non si possa imputare puramente alle caratteristiche dei soli materiali isolanti. Un decreto molto complesso come quello dei Cam, Criteri ambientali minimi attualmente previsti per gli appalti pubblici, non dovrebbe essere introdotto in maniera furtiva e parziale in un provvedimento che dovrebbe essere di rilancio dell'edilizia.

Pur ritenendo certamente importante un cambio generalizzato verso l'uso di fonti energetiche rinnovabili, non consideriamo sostenibile incentivare al 110% l'installazione di impianti super performanti su edifici totalmente scadenti dal punto di vista dell'involucro. Se uno degli obiettivi è il rilancio dell'edilizia, gli interventi sul fabbricato non dovrebbero essere quelli più penalizzati.

Non vogliamo essere negativi, ma tutti i paletti introdotti per gli interventi sull'involucro edilizio portano alla domanda del titolo: «Un’opportunià o uno specchietto per le allodole»?

Siamo convinti che possa essere una grande opportunità. Ad oggi l’articolo 119 manca di decreti e provvedimenti per l'attuazione, quindi Anit proporrà al legislatore le modifiche che ritiene possano essere di aiuto alla corretta applicazione dal punto di vista tecnico, in un'ottica totalmente costruttiva e positiva per fornire al provvedimento risultati, sia per un rilancio del settore, sia per una riduzione effettiva di consumi energetici e emissioni inquinanti».

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©