Il CommentoCondominio

Blocco del superbonus e soluzioni

Aver mantenuto la detrazione diretta dalle imposte del beneficiario avvantaggia solo chi dispone di redditi elevati, penalizza le abitazioni popolari e soprattutto i condomìni

di Vincenzo Vecchio presidente nazionale Appc e Mario Fiamigi segretario nazionale Appc

Sembra che si stia prospettando una soluzione sulla questione della cessione dei crediti dei bonus edilizi e in particolare del super bonus 110%, speriamo che la toppa non sia peggio del buco. Va comunque precisato che la quasi totalità degli impieghi finanziari per i bonus edilizi sono imputabili al super bonus che è quello che ha creato il problema vero del buco di bilancio. Alcuni bonus, come quello delle barriere architettoniche al 75%, recentemente prorogato al 2025 , hanno un costo modestissimo e una valenza sociale elevata favorendo l'accessibilità dei disabili e degli anziani.

Un giudizio negativo sul super bonus è però assolutamente incontestabile per ciò che ha determinato: aumento dei prezzi, contratti con clausole vessatorie capestro, super profitti di oltre il 40%, imprese nate con l'esclusivo obiettivo del super profitto, mancanza di polizze assicurative postume, mancanza di fideiussioni, truffe miliardarie, caos normativo e burocratico, regressività del benefico (ne hanno goduto i più ricchi e le regioni con redditi pro capite più elevati).L'avere quindi fermato questa follia del tutto gratis era doveroso e indispensabile per salvare il paese dal buco di bilancio e i cittadini dalla riduzione conseguente dei servizi (sanità, scuola, i trasporti, energia).

Gli effetti del provvedimento di blocco sono però gravissimi per i riflessi che possono avere su: credibilità dello stato, blocco di opere già iniziate o programmate, rischio di fallimento delle imprese. Inoltre aver mantenuto il beneficio dei bonus come detrazione diretta dalle imposte del beneficiario avvantaggia solo chi dispone di redditi elevati, penalizza le abitazioni popolari e soprattutto i condomìni.Le soluzioni non sono semplici e quelle proposte da organizzazioni imprenditoriali e Abi sono a vantaggio esclusivo del cessionario.Ipotizzare, come si è fatto, di utilizzare per la cessione le imposte versate alle banche con F24 o del debito fiscale delle grandi imprese lascia immutata una ingiustizia sostanziale.

Le banche appena prima di bloccare l'acquisto dei crediti fiscali offrivano per la cessione su 110 di credito fiscale circa 84 conseguendo un super profitto. L'interesse quale corrispettivo della attualizzazione della cessione del credito si attestava, per l'intera durata della detrazione, attorno al 34%.Le imprese edili avendo gonfiato i prezzi degli appalti sino alla soglia superiore del limite possibile comunque riuscivano ad operare e guadagnare. In effetti a ben guardare su 120 miliardi di impegno finanziario il valore reale delle opere non ha superato i 75 miliardi: opere a volte fatte male e quasi sempre senza idonee garanzie.Le grandi imprese (grandi contribuenti comunque) si propongono di affiancarsi al sistema bancario nell'acquisto di crediti fiscali (ma a che prezzo?) per conseguire a loro volta un super profitto.

Se non si stabilisce un limite oggettivo del costo dell'onere dello sconto saranno ancora una volta i cessionari ad avvantaggiarsene avendo ottenuto di fatto anche una forma di scudo fiscale e penale.Occorre da subito avviare un tavolo interparlamentare che coinvolga anche le opposizioni che hanno a cuore la finanza dello stato, il Parlamento non può attardarsi in diatribe da osteria.Inoltre se non si procede velocemente ad una riforma del condominio qualsiasi bonus sarà ancora a vantaggio delle classi sociali medio alte lasciando al loro destino gli immobili (sono la maggioranza) in cui vive il ceto medio basso. Occorre ripensare ad una gradualità degli interventi anche in vista della nuova direttiva Ue sulle case green.

Appc ha lanciato, sin dallo scorso anno, una sua proposta: un nuovo piano di recupero edilizio finanziato con un prestito di durata di 50 anni, garantito dallo stato, e a tasso zero, una sorta di nuovo “Piano Fanfani”. Caricare sullo stato la garanzia del rimborso del prestito e il costo degli interessi è una ipotesi che già nel lontano 1920 ipotizzò Luigi Einaudi per rilanciare il settore delle costruzioni in un paese appena uscito dalla guerra.Se non si fa questo e subito, c'è da esserne certi, l'ingiustizia nella distribuzione iniqua e regressiva della spesa pubblica si accentuerà con grossi pericoli per la tenuta sociale. Non è eticamente e giuridicamente accettabile che delle imposte pagate dalla collettività si avvantaggino solo pochi mancando tra l'altro il vero obiettivo della ristrutturazione e dell’efficientamento di gran parte del patrimonio immobiliare italiano.