Condominio

Case green, partenza in salita per la trattativa: l’accordo è lontanissimo

Partito il trilogo sulla revisione della Energy performance of building directive: sui primi articoli esaminati manca ancora un’intesa

di Giuseppe Latour

Partenza in salita per la trattativa sulla direttiva Case green. Ieri mattina a Bruxelles si è svolto il primo confronto sulla revisione della Energy performance of building directive (Epbd). E i segnali che arrivano vanno nella direzione che molti si aspettavano: i negoziati saranno lunghi e complessi.

Non ci sarà un accordo lampo e sicuramente non sarà la presidenza di turno svedese (in scadenza a fine giugno) a mettere il sigillo sul compromesso. Le distanze tra Parlamento e Consiglio, nonostante la mediazione della Commissione europea, appaiono ancora grandissime.

La riunione di ieri, durata dalle 9 alle 12, si è concentrata su quattro articoli (dal 20 al 24) e un allegato (il VI) che non erano tra i più controversi della nuova direttiva. Si è parlato, tra le altre cose, di ispezioni periodiche degli impianti di riscaldamento, ventilazione e condizionamento, dei rapporti di ispezione, degli esperti indipendenti, dei sistemi di certificazione dei professionisti dell’edilizia. Nonostante il terreno di confronto fosse favorevole, però, anche su questi passaggi non è stato raggiunto un accordo totale. Restano delle divergenze da appianare su diversi commi.

Non c’è stato, poi, nessun confronto nel merito dei temi più controversi: le prestazioni energetiche degli edifici (con il relativo calendario, all’articolo 9) e gli attestati di prestazioni energetica (con il perimetro degli edifici da ristrutturare, all’articolo 16). Parlamento e Consiglio ieri hanno rappresentato le loro, distantissime, posizioni. Restando fermi sulla propria versione del testo. Il lavoro da fare, insomma, appare ancora molto lungo.

Forse anche per questo motivo non è stato immediatamente fissato un nuovo trilogo. Per adesso i lavori andranno avanti con delle riunioni tecniche tra gli sherpa, dato che la presidenza svedese ha spiegato di volersi confrontare con i paesi membri. Intanto, dal lato italiano, si rafforzano le voci degli scettici: «Oggi più che mai permangono le nostre perplessità su una direttiva che non tiene conto della peculiare situazione del patrimonio edilizio italiano. Auspichiamo che l’azione del nostro governo in fase negoziale possa portare a una soluzione di compromesso, nella quale il buonsenso prevalga sugli estremismi green dell’Unione europea», spiega la relatrice ombra per il Parlamento, Isabella Tovaglieri (Lega).

Una volta che qualche passo avanti sarà stato fatto, sarà fissato un nuovo trilogo. L’intenzione del relatore del Parlamento Ue, Ciaran Cuffe (Verdi) sarebbe di rivedersi almeno una volta prima della pausa estiva, per non arrivare a settembre senza ancora risultati tra le mani. Molto, però, dipenderà dai piani della nuova presidenza spagnola, che si insedierà a inizio luglio fino alla fine dell’anno.

Dal punto di vista italiano, si fa a questo punto probabile che la prossima legge di Bilancio andrà definita in autunno senza un quadro preciso delle regole europee sulle ristrutturazioni degli edifici: un elemento rilevante, dal momento che, sul tavolo, ci sarà anche un complessivo ritocco del sistema di incentivi per la riqualificazione degli immobili. Ed è possibile che alcune scelte andranno fatte al buio, senza conoscere i target fissati da Bruxelles.

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