Il CommentoFisco

Come migliorare il superbonus in sei mosse

Si potrebbe allungare la durata dell’agevolazione e aumentare gli anni di detrazione

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di Francesco Schena


Superbonus 110%, croce e delizia di cittadini, imprese e tecnici. Dopo circa venti modifiche in due anni, il bonus edilizio più chiacchierato della storia tributaria di questo paese e che continua ancora a far discutere gli addetti ai lavori e la politica, ha gettato nello sconforto migliaia di imprese e committenti a causa del blocco della circolazione dei crediti e del relativo mercato. La moneta fiscale che nasce dalla detrazione d'imposta ha la necessità di incontrare, ad ogni costo, un momento di attualizzazione che sia certo, congruo e in linea con i maggiori sistemi di sicurezza e controllo per arginare le frodi da una parte e premiare gli operatori seri e virtuose dall'altra.

Continuare con il metodo del costante intervento e stravolgimento dello strumento non aiuta nessuno: il mercato ha bisogno di regole che siano poche, chiare, sicure e che, soprattutto, non cambino in corsa. Se la SOA contribuirà a migliorare il mercato lo si vedrà ma, intanto, proviamo a capire cosa sia possibile fare in termini sistemici.

Allungare la durata della misura

Un orizzonte temporale troppo breve, lo sappiamo, se non droga il mercato certamente lo sollecita in maniera straordinaria e questo, ovviamente, reagisce e risponde di conseguenza. Pertanto, una durata di almeno dieci anni, che porti il bonus a valere fino a tutto il 2033 consentirebbe due benefici immediati: la riduzione della densità annuale della domanda da una parte e un tempo più adeguato a consentire un effettivo efficientamento del patrimonio immobiliare italiano con la conseguente riduzione della bolletta energetica del Paese.

Ecobonus 110 a partire dalle classi energetiche peggiori

Dare priorità alla riqualificazione degli edifici più energivori, con l'applicazione di una percentuale di detrazione inversamente proporzionale al livello di classe energetica può essere un modo per razionalizzare e meglio impiegare la spesa pubblica che deriva dal minor gettito che la detrazione comporta. Preferire la misura più alta per gli edifici in classe G ed F e ridurla progressivamente per quelli in classe E, D, C e B, escludendo dalla misura i fabbricati in classe A.

Priorità al sismabonus

Qual è il senso di efficientare energeticamente un edificio in zona sismica 1 e 2 che, afflitto da particolari patologie strutturali, potrebbe crollare al primo evento tellurico? Sarebbe opportuno che in queste zone ad alto rischio l'ecobonus venisse consentito soltanto dietro una apposita relazione tecnica che attesti lo stato di buona salute dell'edificio previa apposita attività conoscitiva e di indagine sulle strutture.

Ridurre la percentuale del beneficio

I committenti andrebbero responsabilizzati per evitare appalti di importi rilevanti ma poco necessari. Si potrebbe pensare ad una detrazione del 100% per il sismabonus e per il salto di due classi energetiche per gli edifici in classe ante operam G o F, del 90% per gli immobili in classe E o D e dell'80% per quelli in classe C o B. Inoltre, questo consentirebbe, almeno in parte, anche il ritorno delle trattative tra committente ed appaltatore e tra appaltatore e suoi fornitori.

Liberare la circolazione dei crediti ed aumentare gli anni di detrazione

Non porre limiti alla circolazione dei crediti fiscali e portare a dieci gli anni su cui spalmare la detrazione fiscale consentirebbe ai cessionari di saturare meno velocemente i propri plafond dedicati all'acquisto dei crediti e questo significherebbe tornare ad una più fluida e regolare gestione dei crediti nei cassetti fiscali.

Lo sconto in fattura

Nato come possibile opzione da esercitare in luogo della detrazione diretta, lo sconto in fattura è diventato presto la regola. Questo meccanismo ha alimentato il mercato parallelo dei crediti con casi che sfiorano l'usura e mettono in gravi difficoltà le imprese che applicano lo sconto al committente.Ora, posto che l'eliminazione di questa opzione porterebbe ad un arresto quasi totale degli interventi e ad una sterilizzazione pressoché totale della misura, la soluzione potrebbe essere quella di rendere i costi di transazione per l'attualizzazione del credito detraibili al 100% per il cedente economico quando non ribaltati al committente.