Il CommentoFisco

L’analisi - Dalla crisi del super bonus al piano di recupero edilizio strutturale

Presentate a Genova le proposte Appc che ora vengono rilanciate ai politici in vista del voto di settembre

di Vincenzo Vecchio - presidente nazionale Appc

È il momento di fare una seria valutazione sugli incentivi fiscali più significativi oggi esistenti: super bonus facciate e superbonus 110%. Per entrambi era stata prevista quale modalità di pagamento l'opzione dello sconto in fattura con la cessione del credito fiscale all'impresa esecutrice. Meccanismo questo che mette i non capienti (coloro che non hanno redditi o redditi modesti) in condizione di poter beneficiare dell'incentivo fiscale che altrimenti andrebbe perso. La norma, che ha costituito la base principale delle truffe, introdotta dal governo Conte 2 (decreto legge 34 del 19 maggio 2020) consentiva la trasformazione della detrazione in credito di imposta «con facoltà di successiva cessione ad altri soggetti».

Sicuramente lo sconto in fattura o la cessione del credito d'imposta rappresentano un provvedimento equo, soprattutto perché non discrimina in base al reddito personale. Ma non è tutta luce quella che brilla. Si tratta di due agevolazioni costosissime per lo Stato che ne scarica i costi sulle future generazioni. Non ha senso dire, in maniera superficiale, che trattandosi di detrazioni fiscali non si incide sulla spesa pubblica, come se la mancata riscossione di crediti fiscali futuri non costituisse una diminuzione delle entrate con la necessità di sopperirvi o con debito pubblico o riduzione di spese. Bene ha fatto quindi Draghi nel sollevare e con toni decisi questo problema.

Il bonus facciate, il più colpevole delle truffe

Il super bonus facciate prevedeva la detrazione fiscale in dieci anni con eventuale cessione del credito, all'impresa esecutrice delle opere. L’agevolazione fiscale consisteva in una detrazione d’imposta del 90% delle spese sostenute nel 2020 e nel 2021 e del 60% delle spese sostenute nel 2022. Gli interventi agevolati dovevano essere finalizzati al recupero o restauro della facciata esterna degli edifici esistenti, di qualsiasi categoria catastale. Poche le condizioni per beneficiarne, di fatto era un intervento generalizzato senza limiti di massimali o di riferimenti a prezziari. Lo sconto iniziale era del 90% e il restante 10% doveva restare a carico del committente come, in caso di cessione del credito, la parte del costo di attualizzazione del beneficio fiscale detraibile in 10 anni.

Normalmente su 100 di costo dell'intervento, in caso di cessione o sconto in fattura, doveva restare a carico del committente almeno il 28%.Non è andata così per la semplice ragione che, mancando i limiti, i costi sono lievitati enormemente e spesso il committente ha pagato solo il 10%. Una truffa colossale a danno dell'erario, circa 4 miliardi. Il tutto ha facilitato un aumento ingiustificato dei prezzi e si sono incassati anche crediti fiscali per opere non eseguite.Il 12 novembre 2021 il governo Draghi accortosi delle truffe ha chiuso la cassaforte che stava per essere svuotata. Il super bonus 110% non è stato da meno per truffe e sovra fatturazione anche se si prevedevano massimali e limiti ai prezzi. Con questo sistema, di fatto, si invitavano le imprese a praticare il prezzo massimo. Il provvedimento cozzava con le nozioni più elementari di economia politica ignorando che a fronte di una offerta rigida di beni, prestazioni professionali e manodopera , all'aumento di domanda, si risponde solo con l'aumento dei prezzi.

Superbonus 110% una occasione mancata

Per il superbonus 110%, eco bonus o sisma bonus, che valeva solo per edifici a prevalente destinazione abitativa, era previsto lo sconto fiscale in 5 anni del 110% della spesa sostenuta se finalizzata al superamento di due classi energetiche o al miglioramento sismico.Venivano introdotti massimali, molto rozzi, di spesa globale e l'obbligo di contenere i costi nel prezziario. Si prevedevano inoltre controlli burocratici e responsabilità per le asseverazioni tecniche e fiscali. Meccanismo diverso rispetto al bonus facciate, ma con identico risultato: prezzi gonfiati, moltiplicazione dei crediti fiscali nei vari passaggi dello stesso credito e, a volte, opere non eseguite. La qualità degli interventi è stata in molti casi pessima e presenterà con il tempo gravi vizi costruttivi.

Un fine nobile, riduzione del consumo energetico, recupero del patrimonio edilizio, ma perseguito con norme e regole inadeguate e superficiali. Una nota aggiuntiva: del superbonus ne hanno beneficiato anche moltissimi proprietari ricchi e meno di un proprietario di casa ogni 100, una parte sostanziosa degli interventi ha riguardato villette singole. L'effetto è stato distorsivo e fiscalmente regressivo: risorse sottratte ai meno abbienti e trasferire anche ai più ricchi.Una lotteria con pochi vincitori, ma il cui costo viene pagato da chi non partecipa all'estrazione del biglietto vincente.

Dalla critica alla proposta

È una materia quella del superbonus 110% su cui è necessario intervenire velocemente, sbloccando ulteriormente le cessioni, ma ponendo dei limiti alle truffe e all'incremento dei prezzi. Contestualmente occorre studiare un sistema di incentivazione strutturale nel settore del recupero edilizio: l'edilizia da sempre è il settore che determina i migliori effetti sul sistema economico e sulla occupazione.I controlli burocratici, da sempre, non solo sono inutili, ma sovente sono lo strumento di incentivazione della truffa. Il controllo migliore lo fanno i fruitori del beneficio fiscale se vengono responsabilizzati e se una parte degli oneri rimane a loro carico.

Il controllo più efficace lo fa il soggetto che beneficia del bonus (impresa, cessionario, cedente) e che va responsabilizzato: senza responsabilità non c'è libertà e non c'è neppure giustizia.La storia degli interventi edilizi in Italia ha conosciuto un piano che ha permesso la realizzazione di 2,5 milioni di vani in meno di 10 anni e nessuna truffa e un meccanismo virtuoso di finanziamento senza incidere sul debito pubblico, è il “Piano Fanfani” inizio anni ’50. Su questo tema Appc (Associazione piccoli proprietari case) ha tenuto un convegno il 20 maggio a Genova. Abbiamo lanciato una proposta alternativa ai superbonus così come oggi si sono realizzati ( clicca qui per consultare le proposte).

Siamo partiti da quella esperienza del “Piano Fanfani” per indirizzare le agevolazioni non alle nuove costruzioni, ma al recupero del patrimonio edilizio esistente attraverso un sistema cofinanziato pubblico privato e una scala di priorità per gli edifici su cui intervenire partendo dai più vecchi ed energivori e meno sicuri per finire ai più recenti.Siamo in prossimità di elezioni politiche, lanciamo una sfida ai partiti: chi si farà carico di partire dal nostro progetto, approfondendolo e migliorandolo, per farne una parte del proprio programma? I cittadini debbono confrontarsi e scegliere su contenuti programmatici concreti e realistici, non è più tempo di promesse irrealizzabili o di spesa pubblica incontrollata. Ne va del futuro dei nostri figli.