Un condominio di montagna, sito all’interno di una zona turistica frequentata sia in inverno che in estate, è formato da circa 40 appartamenti. L’acqua calda centralizzata è stata eliminata da alcuni anni e il riscaldamento centralizzato viene utilizzato pochissimo, tant’è che, su una spesa complessiva di circa 19mila euro, solo 1.800 euro (meno del 10 per cento) sono imputabili al consumo volontario, mentre oltre il 90% della spesa totale è dovuto alla dispersione causata da tubazioni vecchie e non isolate. Allo stato attuale, la centrale termica sarebbe completamente da rifare, con una spesa, comprensiva dei singoli contabilizzatori diretti, di circa 150mila euro. Nella recente assemblea, è stato chiesto di abbandonare il riscaldamento centralizzato, antieconomico e con una spesa sproporzionata rispetto all’uso che se ne fa, ma, a causa di alcuni condòmini contrari, la delibera non è stata adottata, perché l’amministratore ha dichiarato che occorreva l’unanimità. Chiedo se in tali casi di evidente antieconomicità dell’impianto, e soprattutto alla luce dell’inutile consumo energetico, si possa deliberare la chiusura dell’impianto a maggioranza, senza raggiungere l’unanimità.
Nel caso descritto, la dismissione della centrale termica può essere attuata a maggioranza. Il lettore riferisce infatti di un impianto termico centralizzato obsoleto, con il 90% di dispersione e consumi di energia sproporzionati ed eccessivi. In quest’ottica, la delibera assembleare di dismissione dell’impianto termico centralizzato può essere considerata legittima...