Condominio

La proroga del mercato tutelato dell’energia come primo aiuto ai condomìni

Il rinvio al 10 gennaio 2024, per ora, è previsto solo per la fornitura del gas. Per l’Unc urgono ulteriori sostegni per gli utenti fragili

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di Camilla Curcio

Famiglie e imprese avranno più tempo per ponderare la transizione al mercato libero del gas e provare a contenere il caro bollette. Accogliendo gli appelli di Arera e delle associazioni dei consumatori, il nuovo governo ha inserito, tra le misure della bozza del Decreto Aiuti quater, un'ulteriore proroga del mercato tutelato del gas. Occhio, dunque, alle nuove scadenze che allineano in maniera quasi perfetta gli importi delle forniture energetiche. Per il gas, utenti domestici e non domestici potranno usufruire di un anno di tempo in più, grazie al rinvio al 10 gennaio 2024. Sul fronte energia elettrica, i primi faranno riferimento alla nuova scadenza, per le microimprese (con potenza inferiore ai 15 kW, condomìni inclusi) dovrebbe rimanere valido il termine del 1° gennaio 2023. Discorso a parte meritano, invece, piccole imprese e microimprese con potenza impegnata superiore ai 15 kw: rispetto alla fornitura elettrica, non godono di tutele già dal 1° gennaio 2021.

Una storia di dilazioni

Non si tratta di una novità. Guardando al passato più recente, con un emendamento al decreto Milleproroghe approvato nel 2018, il governo Conte I decise di rinviare al 2020 la fine dei prezzi di maggior tutela di gas ed elettricità, inizialmente prevista dall'esecutivo Gentiloni per il 2019. A questo provvedimento, contenuto nel Dl 162/2019, sono seguiti poi due nuovi prolungamenti e un nuovo emendamento al Milleproroghe 2021 che, proposto dal M5S durante il Governo Draghi, ha fatto slittare le date a gennaio 2023 per il gas e a gennaio 2024 per l'energia elettrica. Fino a oggi.

Come funziona la transizione

Superata la deadline, la migrazione sarà progressiva. Ai clienti che non hanno ancora scelto un fornitore e un'offerta verrà assegnato il servizio a tutele graduali, garantendo la continuità della fornitura per il periodo necessario a valutare con attenzione i contratti a disposizione. Chi, invece, è già nel mercato libero, non subirà alcuna ripercussione. E, nel caso in cui fosse insoddisfatto del servizio scelto, potrà muoversi tra due opzioni: o individuare un nuovo piano oppure rientrare nel mercato tutelato (almeno fino a quando esisterà) con la stipula di un accordo specifico. Gli operatori del settore devono assicurare, zona per zona, contratti tutelati, con prezzi e condizioni fissate dall'Arera.

Quali rischi si evitano con la proroga

In ogni caso, per quanto non sia sicuramente una strategia risolutiva in termini di contrasto ai rincari, contribuirà a scansare conseguenze pericolose. Come confermato da Marco Vignola, responsabile del settore energia di Unione nazionale consumatori (Unc). «Uniformando le scadenze dei due mercati, che dal punto di vista del consumatore risultano fondamentalmente equivalenti, si eviterà agli utenti un cambiamento drastico in una situazione sicuramente poco favorevole», ha spiegato, «Avere più tempo a disposizione fa la differenza perché aiuta a rendersi conto di come funzionano le dinamiche di mercato, agevolando scelte consapevoli per entrambe le commodity». Non solo: anche il legislatore può trarre vantaggio da quest'anno in più, riflettendo sulla costruzione di un serio sistema di salvaguardia per i soggetti più vulnerabili, «predisponendo con criterio sistemi di comparazione e portali offerte che, al momento, non sono così efficaci come dovrebbero essere, e sfoltendo le troppe società che operano attualmente sul mercato libero, responsabili di contratti più onerosi di quelli previsti dal regime tutelato».

Da non sottovalutare anche l'effetto di scudo che la proroga avrà nel contrasto agli affari sporchi di compagnie poco corrette, negli ultimi tempi sempre più numerose nel settore energia. «Se le tutele si fossero interrotte da gennaio 2023, sarebbe partita una vera e propria corsa alla speculazione ai danni dei consumatori più ingenui», ha aggiunto Vignola, «operatori truffaldini e aziende senza scrupoli avrebbero approfittato del disorientamento generale per accaparrarsi clienti, convincendoli a sottoscrivere a occhi chiusi piani di utenza che, alla lunga, si sarebbero rivelati poco convenienti».

Più sostegni per gli utenti fragili

Per Vignola (e l'Unc), tuttavia, al netto di benefici significativi, anche la data del 10 gennaio andrebbe ripensata e la soluzione, caldeggiata da molti, di un tetto al prezzo del gas non sarebbe poi così miracolosa come sembra. «Da associazione, siamo sempre stati contrari alla fine delle tutele, soprattutto senza aver risolto i nodi che denunciamo da anni. Non siamo contro il mercato libero ma con le caratteristiche attuali, le difficoltà irrisolte e la scarsa consapevolezza del pubblico, è innegabile che possa ancora rappresentare una trappola per una platea fragile». Ecco perché, a suo dire, più che bloccare l'importo del gas, «servirebbe ragionare sulla distribuzione degli aiuti, non erogandoli più a pioggia ma in base a precisi criteri di merito, scontando gli oneri in base a soglie di consumo, tipologie di contratto e classi di reddito, per favorire i meno abbienti».

Il destino dei condomìni sul fronte dell’energia elettrica

Rimane aperta la questione dei condomìni. Che, equiparati alle microimprese, dal primo gennaio 2023 finiranno nel servizio tutele graduali o nel mercato libero dell'energia elettrica se opteranno per il passaggio immediato. «Qui sorge un altro problema. Al contrario di quanto accade sul gas, sull'elettrico le utenze condominiali sono estromesse dalle “utenze domestiche” e incluse nelle “utenze altri usi”», ha puntualizzato Vignola, «Dal nostro punto di vista, e lo abbiamo segnalato, c'è stata una noncuranza nell'interpretazione della legge, che fa unicamente accenno alle imprese. Il condominio, tuttavia, non rientra in questa classificazione. E, per questo, sarebbe stato opportuno introdurre una nuova categoria, ad esempio “altri usi domestico” o “altri usi condominiale”, che lo esonerasse dal passaggio anticipato al libero. A oggi, però, nulla di tutto questo è stato fatto. Toccherà, dunque, agli amministratori farsi carico di un'incombenza in più, selezionando, tra le proposte, quella più in linea con le esigenze dello stabile che gestiscono».

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