Gestione Affitti

Affitti brevi, Aigab in audizione al Senato chiede il riconoscimento della figura del property manager

A detta del presidente dell’associazione Marco Celani occorre dare valore al ruolo di un professionista che può diventare «alleato delle istituzioni»

di Redazione

Seicentomila immobili online a livello nazionale, di cui quasi 250 mila gestiti da imprese. Quasi 12 miliardi di euro il valore complessivo delle prenotazioni raccolte nel 2022, derivante dal mercato degli affitti brevi, con un indotto da moltiplicare per quattro. Sono solo alcuni dei dati su cui Aigab (Associazione italiana affitti brevi) ha puntato i riflettori con l’intervento del presidente Marco Celani al tavolo della quarta Commissione permanente del Senato con competenza in materia di politiche dell’Ue, chiamata a esaminare le modifiche al Regolamento europeo sullo short rental in discussione in queste settimane.

I numeri del mercato italiano

Nel corso dell’audizione, Celani ha delineato innanzitutto il perimetro del mercato italiano: «Rispetto all’asset delle seconde case degli italiani non utilizzate, pari a circa 6.3 milioni, quelle immesse nel circuito del vacation rental sono solo 600 mila», sottolinea. «Di queste più o meno 200 mila sono gestite da aziende. Complessivamente gli operatori professionali sono tra i 20 e i 30 mila, con un indotto nel mondo del lavoro tra 120 e 150 mila persone». Interessante anche il focus sul valore: «Il vacation rental vale circa 10 miliardi di euro, di cui quasi sette intermediati da online travel agency con 550 mila alloggi online. Un raddoppio dimensionale guidato dall’aumento degli immobili online può incrementare il Pil senza investimenti pubblici e solo grazie a interventi normativi». Secondo le stime del Centro studi Aigab, lo Stato dovrebbe essere in grado di raccogliere un miliardo all’anno da cedolare secca e 300 milioni da Iva su commissioni di gestione.

Riconoscimento statale della figura del property manager

Quale, dunque, il fulcro delle richieste dell’associazione? Il riconoscimento della figura del property manager come «un attore fondamentale del settore e il miglior alleato dei governi nel vigilare sulla legalità. È il sommerso, infatti, a impattare negativamente sulla concorrenza ed è il primo elemento di disturbo dell'attività degli affitti brevi». Celani ha, poi, manifestato un parere positivo sul Regolamento europeo: «Come associazione di categoria vediamo positivamente un regolamento che punti ad armonizzare la raccolta dei dati», chiosa, «il fenomeno degli affitti brevi è in rapido sviluppo a causa di molti fattori che non possono essere ignorati o banalizzati. Il primo e più importante è il trend demografico negativo che svuota le case degli Italiani e le rende un fardello per le famiglie che le ereditano e hanno possibilità di venderle o metterle a reddito».

A oggi, per questi immobili l’opzione vincente continua a essere l’affitto a lungo termine, mentre lo short term rental, a detta del presidente, rimane «un ripiego temporaneo per chi non ha ancora deciso cosa fare della propria casa, non vuole bloccarla per troppo tempo, non si sente di correre un rischio di insoluto alto o, semplicemente, l'immobile è più adatto o remunerativo nel circuito del breve». Guardando ai portali online, in effetti, emerge che la maggior parte degli appartamenti si trovano in destinazioni secondarie, deserte nella stagione invernale e molto frequentate d’estate. E solo un risicato 10 per cento nei centri storici.

Un alleato delle istituzioni

Urge, a detta di Celani, valorizzare il ruolo del property manager come alleato delle istituzioni. «Siamo d’accordo con l’obiettivo di misurare il fenomeno, raccogliendo dati da host privati e piattaforme», aggiunge. «Riteniamo però che quando una casa è gestita da un property manager professionista questo debba essere il titolare degli adempimenti in quanto è il soggetto col più completo set informativo sulle prenotazioni dell’immobile. Ogni piattaforma vede solo la sua parte di prenotazioni, il manager vede l’intero calendario e in Italia è già responsabile di una serie di adempimenti rilevanti, dall’essere sostituto di imposta alla responsabilità della raccolta e del versamento della tassa di soggiorno, fino al riconoscimento dell’ospite e all’invio dei dati alla Questura e all’Istat. Tutti oneri a carico degli imprenditori che svolgono professionalmente quest'attività».

Visto il carico di responsabilità, dunque, sarebbe opportuno spingere per la crescita di questa professione perché «in grado di contribuire al ripopolamento dei borghi e alla capacità di attivazione dei viaggiatori stranieri che contribuiscono in positivo al saldo della bilancia dei pagamenti e all'indotto. Dunque, se il Parlamento facesse suo l’emendamento di Aigab metterebbe un tassello importante nel monitoraggio del fenomeno e nel dare agli enti locali alleati nella salvaguardia della legalità e del livello di servizio agli ospiti».

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