Condominio

Comunità energetiche senza decreto

Il Pnrr destina 2,2 miliardi alle Cer, condomini inclusi, per autoprodurre e consumare energia elettrica ma gli incentivi rimangono bloccati

di Laura Serafini

Pannelli fotovoltaici sopra i tetti dei condomini, per autoprodurre l'energia elettrica e portare il costo trimestrale della bolletta vicino allo zero. Ma non solo un unico condominio, anche un insieme di condomini, oppure un quartiere di una grande città, un insieme di imprese, un'area portuale, una caserma militare. Sono esempi di comunità energetiche, nella sostanza un gruppo di soggetti che mettono a disposizione le aree per installare i pannelli e al contempo si organizzano tra loro per garantire che l'energia prodotta venga subito consumata, riducendo la necessità di ricorrere agli stoccaggi e soprattutto sovraccaricare in certi orari le reti con le immissioni di energia.

Le comunità energetiche (Cer) sono state elette, nel decreto legislativo numero 199 del 2021 che recepiva la direttiva europea RedII, come lo strumento principale per consentire alle famiglie, alle amministrazioni comunali e alle imprese di autoprodurre e autoconsumare l'energia elettrica. Se lo strumento oggi fosse operativo il governo non dovrebbe indebitarsi a suon di miliardi per ridurre ogni tre mesi il costo della bolletta elettrica.

Ancora nessuna regola per accedere agli incentivi

Il Pnrr destina a queste comunità ben 2,2 miliardi di euro, che dovrebbero essere utilizzati in conto finanziamento con l'obiettivo di azzerare il tasso di interesse sui prestiti richiesti per installare gli impianti di una comunità energetica. I bandi devono partire entro la fine del 2022, ma al momento tutto è fermo. Bloccato in attesa che il ministero della Transizione energetica emani un decreto che fissa l'entità e le modalità di accesso agli incentivi per le comunità energetiche e le configurazioni che queste possono assumere: la legge dava 180 giorni di tempo dal novembre scorso. Ne sono passati 270 di giorni e ancora niente. Un blocco che non era stato causato dalla crisi di governo, ma che ora rischia di far sfumare le risorse pubbliche e l'opportunità per gli italiani di contribuire in modo significativo all'indipendenza energetica e a non dover sborsare tanti soldi ogni trimestre.

Occasione vantaggiosa per i condomini

La situazione è a un tale punto di stallo che nei giorni scorsi la Commissione europea ha inviato una nuova raccomandazione all'Italia (oltre a Malta e Slovenia), in realtà un parere motivato, perché la direttiva sinora è stata parzialmente recepita e non c'è stata la completa attuazione. La mancanza del decreto che deve individuare il nuovo schema di incentivi e la configurazione che possono assumere le comunità rende impossibile far partire i bandi del Pnrr. Un vero peccato, perché il finanziamento a tasso zero combinato con lo sconto in fattura del 50% previsto per gli edifici ad uso residenziale potrebbe consentire all'investimento iniziale di ripagarsi senza far sborsare nulla ai condòmini.

La quota residua rispetto allo sconto in fattura sarebbe ripagata con gli incentivi, che sono direttamente proporzionali alla quantità di energia prodotta e autoconsumata virtualmente subito (e comunque anche quella immessa in rete e non autoconsumata viene pagata dal Gse). Gestire una comunità energetica non è però un gioco da ragazzi: difficilmente potrebbe occuparsene un amministratore di condominio.

Una prospettiva interessante anche per le imprese

L'attenzione per l'attuazione di queste norme è molto alta anche da parte delle imprese: il settore alberghiero, che esce da due anni pesanti a causa dei lockdown, avrebbe voluto poter beneficiare da subito di sistemi organizzati come quello delle comunità per abbattere i costi dell'energia. Ma anche altri settori: persino le attività energivore, che hanno bisogno di grandi quantità di energia, guardano con interesse alle nuove prospettive. Anche perché tra le maggiori novità introdotte dalla legge dello scorso anno c'è l'ampliamento della potenza che può dar vita alla comunità: si è passati da 200 kilowatt per arrivare sino a un megawatt, con la possibilità di collegarsi alla rete di media tensione e alle cabine primarie. Questo vuol dire che interi comuni, quartieri, grandi complessi alberghieri, industriali possono creare la loro comunità.

Cosa manca all’attuazione

Tra gli strumenti attuativi che mancano, il regolamento dell'Autorità per l'energia, che dovrebbe definire le regole tecniche delle nuove comunità e semplificarle: ad esempio, se oggi un soggetto vuole fare una Cer deve attivarsi e fare diversi passaggi burocratici per capire quali altri soggetti possono condividere con lui perché sono sotto una stessa cabina della rete. In futuro, dovrebbe esserci una mappa consultabile pubblicamente online. L'Autorità dovrebbe pubblicare in questi giorni un documento di consultazione su queste regole e nelle scorse settimane si era presa l'impegno di deliberare entro la fine di settembre. «È fondamentale fissare criteri di funzionamento delle Cer efficaci – spiega Simone Benassi, responsabile Italia per le Cer di EnelX – devono funzionare bene i controlli: come è avvenuto con il superbonus, anche il boom del fotovoltaico può rivitalizzare aziende improvvisate che realizzino interventi di scarsa qualità».

Necessari gestori preparati e competenze specifiche

Ma ancora più importante è garantire che la gestione degli impianti nel tempo sia assicurata da soggetti che abbiano le competenze. Il funzionamento della Cer deve essere garantito nel tempo perché altrimenti non mantiene l'effetto virtuoso sul consumo e si rischia di perdere l'incentivo. Servono control room che consentano costantemente di verificare che la condivisione dei consumi non si interrompa: se un soggetto della Cer smette per varie ragioni di consumare ne deve essere trovato un altro per ricomporre l'equilibrio. Le banche cominciano ad essere molto attente a questi aspetti e considerano le Cer realtà meno rischiose da finanziare rispetto a un fotovoltaico per l'autoconsumo fisico perché la condivisione e il consumo immediato valgono molto di più. Ma è chiaro che il sistema deve funzionare con costanza».

Su questo aspetto la norma del 2021 ha un punto di debolezza: consente la gestione e controlli della Cer a soggetti di varia natura, dal condominio stesso, all'associazione, all'ente religioso. Ma è evidente il rischio a cui si va incontro se l'equilibrio del sistema non è affidato a soggetti professionali. «Le comunità energetiche sono in una fase nascente, come anche il loro quadro normativo. È questo il momento di porre la massima attenzione nell'individuare non solo i vantaggi ma anche, e forse soprattutto, gli elementi critici per minimizzare i rischi», sottolinea ancora il responsabile di EnelX.

I benefici del progetto

Numerosi sono i benefici economici e ambientali della generazione distribuita e dell'auto produzione di energia. «Le comunità energetiche, date le dimensioni consentite, potrebbero diventare attori rilevanti del sistema energetico – afferma Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità Futura -. Sarà quindi importante che gli amministratori delle comunità energetiche siano soggetti competenti, operatori abilitati, in grado di assumersi responsabilmente la gestione di una comunità energetica. Sarebbe necessario che anche le aziende possano dar vita o partecipare alle comunità energetiche. Di recente Elettricità Futura e l'Associazione Italiana Confindustria Alberghi hanno organizzato un evento per approfondire le caratteristiche e le possibili applicazioni delle comunità energetiche per il settore alberghiero».

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©