Locazione

Confedilizia sulla cedolare secca al 26%: pochi benefici sul gettito, provvedimento dannoso

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Le critiche di Confedilizia sull’intervento del governo sulla cedolare secca non si placano. «La relazione tecnica che accompagna il disegno di legge di bilancio indica in appena 8,8 milioni di euro l’anno la stima del gettito che sarebbe determinato, a regime, dall’aumento della cedolare secca sugli affitti brevi - precisa una nota - Si conferma, dunque, che non sono le esigenze di cassa quelle che hanno indotto il Governo a procedere – nonostante le opposizioni interne alla stessa maggioranza – a questo incremento di tassazione. Resta il mistero sul perché della misura.

Per il resto, giovano alcune precisazioni:

- la prima è che la cedolare secca introdotta dal Governo Berlusconi è stata prevista sin da subito per tutte le locazioni abitative, di qualsiasi durata: lo segnaliamo anche in relazione a una dichiarazione di questi giorni del sottosegretario Fazzolari. Nel 2017, infatti, la cedolare per gli affitti brevi è stata solo ulteriormente normata, in particolare estendendone l’applicazione ai casi di sublocazione e di contratti stipulati dai comodatari.

- la seconda precisazione riguarda il Cin, il Codice identificativo nazionale. Non si tratta di una novità, bensì di uno strumento previsto per legge nel 2019 e la cui attuazione era a buon punto, prima di arenarsi negli avvicendamenti al ministero del Turismo (se ne è occupato attivamente il senatore Massimo Garavaglia nella sua esperienza da ministro). Vi è da portare a termine quel lavoro, anche chiarendo che il codice nazionale sostituisce i mille codici istituiti su base regionale e comunale (a riprova del fatto che il far west c’è, ma è legislativo) e concludendo il collegamento con i portali, senza il quale qualsiasi codice diventa solo burocrazia in più.

Ciò detto, una norma importante della manovra è quella che mira a impedire alle piattaforme web di continuare a sfuggire all’obbligo – che avrebbero dal 2017, ma che hanno sinora disatteso – di riscuotere la cedolare dai locatori e di riversarla allo Stato, per impedire l’evasione delle imposte da parte dei locatori stessi. Il corpo estraneo – sul tema degli affitti brevi – è l’aumento della cedolare, sbagliato concettualmente e dannoso».

L’aumento della cedolare secca per gli affitti brevi dal secondo appartamento in poi, che sale dal 21 al 26%, porterebbe nelle casse dello Stato un maggiore gettito per 17,6 milioni di euro nel 2025 e di 8,8 dal 2026. All’articolo 18 della relazione tecnica si specifica che la disciplina è relativa a «canoni derivanti da locazione di immobili ad uso abitativo di durata non superiore a 30 giorni».

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