Contabilizzazione: la scala unitaria non è meno trasparente della scala prodotto
In seguito alla modifica della norma UNI 10200, l'11 giugno scorso, si è aperto un dibattito sui diversi metodi per la contabilizzazione individuale del calore, obbligatoria dal 1°gennaio 2017, come previsto dal Dlgs 102 /2014. In particolare, a seconda che la programmazione dei ripartitori sia fatta direttamente o meno sul singolo radiatore (cioè sul “prodotto”), si distingue tra scala prodotto nel primo caso e scala unitaria nel secondo.
Il Sole 24 Ore ha ospitato diversi interventi di segno diverso. Uno di questi (Giuseppe Mazzei, 7 luglio) ha correttamente rilevato come la norma europea EN UNI 834 consideri legittimi tutti e due i sistemi e lasci libertà di scelta ai consumatori. Per questa ragione la nuova versione della norma UNI 10200 ha cancellato alcune frasi che di fatto sancivano l'obbligo della programmazione dei ripartitori in base alla sola scala prodotto.
In seguito alla modifica recentemente introdotta, la scala unitaria invece può essere oggi liberamente utilizzata e le nostre norme tecniche sono state finalmente adeguate alla normativa comunitaria. E' stata così eliminata un'anomalia tutta italiana, visto che nel resto d'Europa la contabilizzazione del calore viene eseguita da decenni e che a stragrande maggioranza viene utilizzata la scala unitaria in quanto ritenuta più trasparente e di più facile comprensione per l'utente finale.
Ma permangono nei suoi confronti non poche diffidenze, peraltro completamente infondate. Ad esempio, è stato scritto sulle colonne di questo giornale (Roberto Colombo, Quotidiano del Condominio - Il Sole 24 Ore, 8 luglio), che la scala unitaria comporterebbe per il consumatore una minore trasparenza. Ma non è così. In primo luogo va evidenziato come la scala unitaria sia utilizzata da aziende che non rappresentano una realtà così esigua come si sostiene nell'articolo appena citato, visto che sono le filiali italiane dei maggiori gruppi tedeschi del settore, con un'esperienza consolidata, e che non avrebbero avuto successo se non fossero venute incontro alle esigenze dei consumatori come quelli nord europei, particolarmente attenti ai costi in ambiti territoriali dove le spese per il riscaldamento sono in assoluto più rilevanti che da noi a causa del clima più rigido. Senza contare che anche in Italia rappresentano la maggioranza in termini numerici di ripartizioni effettuate annualmente.
Fatta questa premessa e scendendo sul piano prettamente tecnico, va detto che ne' con la scala unitaria ne' con la scala prodotto il consumatore legge sul radiatore il proprio consumo effettivo, in quanto quelli che può vedere sul display dello strumento sono solo una serie unitaria di scatti, dei numeri che rappresentano unità di consumo adimensionali. Non è vero quindi che la scala prodotto assicuri più trasparenza.
E' fuorviante anche quanto sostenuto da Laurent Socal (Quotidiano del Condominio – Il Sole 24 Ore, 13 luglio), secondo cui solo con la programmazione del ripartitore (scala prodotto) sarebbe possibile per l'utente la lettura “in chiaro”, perché in tal modo le indicazioni dei ripartitori avrebbero tutte la stessa proporzione col calore erogato, lasciando quindi intendere che solo tale sistema permetterebbe all'utente di conoscere il consumo effettivo, perché così non è. Il consumatore infatti legge una serie di scatti in continuo divenire sui vari ripartitori, in assoluto difficili da interpetare e da appuntare a futura memoria, visto che se non lo si fa non ne rimane traccia alcuna.
E' evidente che è molto meglio, come avviene con la scala unitaria, ottenere una fatturazione chiara basata sul consumo effettivo con i dati relativi ai singoli ripartitori e con frequenza tale da consentire ai consumatori di regolare il proprio consumo energetico, secondo quanto disposto dalla normativa europea, che si badi bene non richiede che si legga il consumo effettivo sul contabilizzatore (così la direttiva 2012/27/UE che richiama la direttiva 2006/32/CE).
Con la scala unitaria infatti l'installatore rileva i dati tecnici del calorifero (dimensioni, tipologia, etc.) che rappresentano la base per individuare la potenza del corpo scaldante. Dopo che queste informazioni sono state inserite a sistema e viene calcolato il fattore K, proprio in un'ottica di estrema trasparenza per l'utente finale, quest'ultimo riceve una scheda tecnica indicante sia i dati del calorifero che il fattore K e gli viene richiesto di comunicare eventuali anomalie rilevate. Questa fase, che precede l'emissione del primo conteggio, è pensata proprio per evitare contestazioni future. L'utente finale ritroverà così nella bolletta il fattore K per il quale saranno moltiplicati i singoli scatti, parte finale di una procedura trasparente ed accurata.
Senza contare poi che se si utilizza la scala prodotto il radiatore viene programmato al momento dell'installazione (con l'inserimento di dati che tengono conto delle sue caratteristiche), per cui sul display appaiono gli scatti frutto di tale programmazione. E' evidente che se per incapacità o incuria del primo installatore vengono commessi degli errori nella programmazione, questi difficilmente potranno essere individuati e sfalseranno tutte le successive letture. Ovviamente senza che il consumatore neppure se ne accorga. E quindi non è condivisibile neppure l'affermazione di Socal secondo cui la scala unitaria consentirebbe di utilizzare personale meno specializzato.
In definitiva tutti e due i sistemi sono in linea con la normativa europea, ma la scala unitaria non solo non soffre di complessi di inferiorità nei confronti della scala prodotto, anzi casomai richiede una tecnologia superiore per la fatturazione secondo i criteri sopra visti e si rivela uno strumento più utile per conseguire il risparmio energetico.
Chi sostiene che con la scala unitaria il consumatore sia tenuto all'oscuro dell'effettivo consumo sbaglia due volte: primo, perché - come già detto - il consumatore riceve, in tempi brevi, dopo l'installazione, la scheda tecnica con l'indicazione precisa del fattore K individuato dalla società di contabilizzazione e trova nella prima fattura il calcolo dell'effettivo consumo; secondo , perché una volta che il consumatore ha ricevuto la scheda tecnica, da solo può fare la moltiplicazione degli scatti per il fattore k e ottenere il consumo effettivo con estrema precisione in qualunque momento.
Immaginiamo un consumatore scrupoloso che scrive il valore del fattore K accanto ad ogni ripartitore e che, ogni volta che vuole, legge gli scatti e li moltiplica sul suo cellulare per il fattore k ottenendo immediatamente il dato sul consumo. Dov'è la mancanza di trasparenza?
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di Guglielmo Saporito e Filippo di Mauro