Contratto di somministrazione di energia ed arretrati non pagati: fa fede la fattura di conguaglio zero euro
Può ritenersi una confessione stragiudiziale
Nei contratti a prestazioni corrispettive, quale sicuramente è il contratto di somministrazione di un bene o servizio, i rapporti di dare-avere tra somministrante e somministrato vengono quasi sempre disciplinati attraverso l'emissione di fatture. Soffermarsi ad esaminare con la dovuta attenzione il valore probatorio assunto da questi documenti, può decidere le sorti di un processo. Avreste mai pensato che la fattura emessa dall'azienda che ci fornisce l'energia elettrica è una confessione? La nostra suprema Corte è giunta proprio a tale conclusione, e l'ordinanza numero 10041 emessa lo scorso 29 marzo, pur nella sua semplicità, ci consente di riflettere sulla natura giuridica di tale documento.
I fatti
La vicenda che fa da sfondo alla pronunzia in esame, vede quali protagonisti un cliente di Eni SpA, e la stessa azienda fornitrice di energia; è dunque chiaro ed evidente che si controverta in tema di contratto di somministrazione. L'oggetto del contendere, è la richiesta di somme da parte di Eni, richiesta azionata mediante decreto ingiuntivo a cui il somministrato si opponeva. La controversia approdava dapprima dal Giudice di pace e poi in Tribunale; la parte somministrata faceva valere in entrambi i gradi di giudizio la seguente argomentazione: Eni chiedeva il pagamento di somme arretrate riportate in 8 fatture, ma il pagamento in realtà non era affatto dovuto, poiché nell'anno 2013, dopo l'avvenuta cessazione di ogni rapporto contrattuale tra le parti, l'azienda aveva emesso una fattura di conguaglio/riepilogo recante la dicitura: «importo dovuto pari a zero».
Tale fattura, a dire del somministrato, sarebbe il riconoscimento inequivoco dell'inesistenza di ogni pendenza con Eni; dunque, il decreto ingiuntivo emesso a suo carico, appariva del tutto infondato. Il Giudice di pace, dichiarava la nullità del decreto ingiuntivo, condannando tuttavia il somministrato al pagamento di un importo riferibile ad una fattura del 2008, in quanto basata su consumi effettivi e pienamente dimostrati da Eni. Il somministrato ricorreva dunque al Tribunale in sede d'appello, ritenendosi non tenuto neppure al pagamento di tale singola fattura. Ma il Tribunale non dava la dovuta rilevanza alla fattura di riepilogo invocata a sostegno delle argomentazioni difensive del somministrato, e confermava la sentenza di primo grado. Si arriva dunque sino in Cassazione, invocando la corretta ricostruzione giuridica della vicenda in esame.
Il valore della fattura di riepilogo
Anche dinanzi agli ermellini, il somministrato invoca l'esame della fattura di riepilogo quale elemento decisivo e dirimente.A questo punto, per entrare con cognizione di causa nel merito della decisione che giunge da Piazza Cavour, occorre soffermare l'attenzione sul significato giuridico che la fattura di riepilogo viene ad assumere. Per farlo, occorre porre mente a quanto previsto dagli articoli 2730 e seguenti del nostro Codice civile. Le norme in parola, contenute nel libro del Codice dedicato alla tutela dei diritti, predispongono l’utilizzo di una prova di assoluta attendibilità: la confessione.
Essa consiste in una dichiarazione di scienza, pertanto non negoziale ma unilaterale, attraverso cui la parte afferma la verità di fatti a sé sfavorevoli e favorevoli all’altra parte. La confessione può essere resa nel corso del giudizio (articolo 2733), spontaneamente o su iniziativa della controparte; oppure al di fuori di questo (articolo 2735). In ogni caso, ha valore di prova legale; ciò significa che vincolerà non soltanto la parte (articolo 2732), ma anche il giudice, che reputerà quindi dimostrata la veridicità dei fatti ammessi, traendone le relative conseguenze in sede di decisione della causa.
La confessione stragiudiziale
Tornando al caso di specie, ci si chiede quale possa essere il valore di un documento elaborato da una delle parti in causa, ma fuori dal giudizio. Più precisamente: se Eni, dopo la cessazione del contratto di somministrazione, ha emesso una fattura di riepilogo in cui riconosce, nero su bianco, che l'importo dovuto è pari a zero, con ciò lasciando sottendere la perfetta regolarità di tutti i conti precedenti, è legittimo sostenere che abbia posto in essere una confessione stragiudiziale con valore di prova legale?
Secondo la nostra suprema Corte, sì. I giudici di Piazza Cavour, ritengono che la fattura di riepilogo emessa da Eni abbia valore di unilaterale riconoscimento di avvenuto pagamento, per il quale non vi è neppure la necessità di chissà quale formalità nella quietanza. Il Tribunale è dunque incorso nel vizio di omessa pronuncia laddove non abbia minimamente considerato la fattura invocata dal ricorrente a sostegno delle proprie ragioni. Ne consegue, che il ricorso merita sicuramente di trovare accoglimento, e che la sentenza debba essere cassata con rinvio.