Da Bruxelles arriva anche la stretta sui condizionatori
Costi delle manutenzioni destinati a lievitare. E problemi nella realizzazione di apparecchi nuovi che, nello scenario peggiore, potrebbero portare addirittura a difficoltà nell’immettere prodotti sul mercato. Sono, secondo le aziende produttrici, i due effetti più macroscopici dell’ipotesi di modifica di un regolamento attualmente in discussione a Bruxelles: quello che disciplina l’utilizzo dei cosiddetti gas fluorurati o F-gas, essenziali per far funzionare condizionatori e pompe di calore. E sono effetti paradossali, perché con altri provvedimenti attualmente in discussione (come la direttiva Epbd sulle case green) l’Ue sta progettando una forte diffusione proprio delle pompe di calore, destinate a diventare la principale tecnologia per il riscaldamento domestico (il target è di 30 milioni di apparecchi in Europa entro il 2030).
Gli F-gas sono gas sintetici utilizzati nel settore della refrigerazione: quindi, come detto, per condizionatori e pompe di calore, oltre che per apparecchi industriali più complessi. Il loro principale problema è l’alto livello di emissioni, nel caso in cui vengano liberati nell’atmosfera. Così, nella strategia green dell’Unione europea è stata inserita anche una battaglia a questi refrigeranti. Una strategia che si è tradotta proprio in questa bozza di regolamento.
La norma in questione - va detto subito - non è ancora definita. È attualmente in discussione tra istituzioni europee (Commissione, Parlamento e Consiglio) nel cosiddetto “trilogo”. Il primo incontro si è tenuto il 25 aprile scorso, mentre il prossimo è in calendario per il 14 giugno. Anche se, nel frattempo, vanno avanti i colloqui tecnici a un livello meno formale. L’obiettivo della presidenza di turno dell’Ue (attribuita alla Svezia) è chiudere il dossier entro il 30 giugno. Anche se l’iter non dovesse essere completato prima della pausa estiva, nelle prossime settimane si cercherà comunque un accordo di massima, da rifinire sotto la presidenza successiva, quella spagnola.
Tra le molte proposte inserite nella versione del testo del Parlamento europeo, come quella di avviare la riduzione della diffusione di questi gas già dal 2024, spicca un pesantissimo divieto, che scatterà dal primo gennaio del 2028. Per tutti i condizionatori domestici, infatti, viene imposto l’utilizzo esclusivo di un refrigerante naturale che, tipicamente, dovrebbe essere il propano. Il problema è che, attualmente, condizionatori in grado di funzionare con il propano sono quasi assenti sul mercato europeo. Servirebbe tempo per consentire alle aziende di sviluppare nuovi modelli efficienti e funzionanti con questo tipo di refrigerante. Anche perché andrebbero considerati standard di sicurezza totalmente diversi da quelli attuali, dal momento che il propano è altamente infiammabile. E perché, contemporaneamente, altre norme europee (come il regolamento Ecodesign o la direttiva Epbd) potrebbero portare un forte incremento della domanda di queste tecnologie. Nello scenario peggiore si potrebbe arrivare a blocchi nella produzione e a difficoltà nel trovare apparecchi sul mercato.
C’è, poi, sul tavolo la questione della manutenzione degli impianti esistenti. Questi si troverebbero, di colpo, a funzionare con gas vietati. La manutenzione resterà possibile, dal momento che le bozze prevedono la possibilità di utilizzare dei refrigeranti riciclati o rigenerati. Il problema, però, è che potrebbe diventare molto costosa. Le norme, infatti, prevedono una progressiva riduzione delle tonnellate di CO2 equivalente che possono essere immesse sul mercato attraverso questi gas. Più le quote diminuiscono, più il prezzo dei refrigeranti sintetici potrebbe lievitare. Riparare un condizionatore rotto, in sostanza, potrebbe diventare poco conveniente.
Conclude così Luca Binaghi, presidente di Assoclima: «Una regolamentazione che vieti completamente l’utilizzo di refrigeranti sintetici come proposto dal Parlamento europeo renderebbe in alcuni casi impossibile e in generale più difficoltosa e costosa l’installazione di un impianto di climatizzazione. È necessario un approccio differenziato ai divieti, che contempli le necessarie tutele della sicurezza per i cittadini e gli operatori nell’adottare le nuove tecnologie proposte dall’impianto normativo». L’adozione di un regolamento F-gas «non chiaro, eccessivamente ambizioso e non ben ponderato metterebbe in difficoltà molte aziende». Rendendo impossibile il raggiungimento degli stessi obiettivi di adozione delle pompe di calore fissati da Bruxelles.