Defibrillatori in condominio: associazioni di amministratori in campo e casi virtuosi
Anaci suggerisce di defiscalizzare la spesa per l’acquisto, Anapi ha condotto un mini sondaggio
Nei paesi industrializzati l'arresto cardiaco improvviso rappresenta una delle principali cause di mortalità. L'Organizzazione mondiale della sanità stima che in Europa si verificano 400mila eventi ogni anno, di cui quasi 70.000 solo in Italia, dove la loro incidenza annua viene calcolata in 1 caso per ogni 1.000 abitanti. Uno spaccato che, sempre in Europa, indica 1.000 morti al giorno per arresto cardiaco. Un esito causato principalmente dal ritardo dei soccorsi.
In Italia, nonostante iniziative di sensibilizzazione, programmi di prevenzione cardiovascolare e innovazioni terapeutiche, da 30 anni resta invariato questo dato: neanche il 6% delle persone colpite da arresto cardiaco sopravvive. E a rendere lo scenario ancora meno tranquillizzante è il fatto che, sempre nel nostro Paese, il 70% degli arresti cardiaci avviene all'interno delle abitazioni.
L’importanza di un defibrillatore in condominio
Ecco perché la presenza di un Dae (defibrillatore automatico esterno), allocato in uno spazio condominiale, sarebbe ormai da considerarsi un presidio di sicurezza indispensabile. È accertato infatti che se questo strumento salvavita viene adoperato entro 3 minuti dall'evento, le possibilità di sopravvivenza rimangono alte, fino all'80 per cento; ma – stando alle fredde statistiche - diminuiscono del 10% per ogni minuto che passa, mentre il lasso di tempo medio tra la chiamata dei soccorsi e l'arrivo dell'ambulanza deve calcolarsi entro 12-15 minuti.
L’impegno di Anaci
Anche in una realtà come quella italiana - un universo di 30 milioni di unità immobiliari raggruppate in condomini, dove vivono circa 45 milioni di italiani – il tema del defibrillatore rappresenta però un fronte ancora marginale. Per questo dallo scorso anno l'Anaci, la più grande tra la ventina di associazioni di amministratori condominiali e immobiliari in Italia, porta avanti la campagna «Condominio cardioprotetto».
«Un progetto rilanciato più volte, anche mediante la richiesta di patrocinio del Presidente della Repubblica - dice il presidente nazionale Francesco Burrelli - La finalità è sensibilizzare gli amministratori condominiali sulla necessità di sistemare un defibrillatore in uno spazio comune».
Il sondaggio di Anapi
Difficile allo stato attuale avere dati indicativi su regioni, province e città, virtuose o deficitarie, sul fronte della prevenzione cardiaca all'interno dei condomini. Di recente l'Anapi, la seconda associazione italiana per numero di amministratori iscritti, ha condotto un minisondaggio sull'argomento. Confermando che, contrariamente a ambienti come palestre e uffici dove la presenza di defibrillatori è più diffusa, la sensibilizzazione su questo tema tra i condomini d'Italia stagna ancora su livelli parecchio bassi: per esempio alla domanda se gli iscritti all'Anaci conoscessero il progetto “Condominio cardioprotetto”, oltre il 92% degli amministratori interpellati ha risposto di no.
Non solo: sono il 93% quelli che non hanno mai affrontato questa tematica con i loro condomini, mentre si attestano neanche al 3% quelli che lo hanno già fatto installare o prevedono di farlo. Scenario che è anche segno dei tempi attuali. «Ogni caso va contestualizzato: se in un condominio ci sono medici, le possibilità di farlo installare sono più alte, ma in generale bisogna fare i conti con il fatto che oggi in un condominio i rapporti tra famiglie decenni fa caratterizzati da un certo livello di confidenzialità e collaborazione, non ci sono più – considera Antonino Scurto, amministratore palermitano iscritto alla Mapi, una tra ultime associazioni del settore a nascere in Italia- Purtroppo il distaccamento sociale in cui si tende a vivere oggi si traduce in comportamenti elusivi: specie quando si tratta attività che presuppongono anche solo un minimo di competenze tecniche e che, in caso di errori, esporrebbero il soccorritore a responsabilità per colpa».
I costi
Resta comunque fondamentale averli questi dispositivi, il cui costo, oscillante sui 3.500 euro (ma che può essere molto più basso a seconda dei modelli), con l'aggiunta delle modeste spese di installazione e di gestione, non rappresenta un impegno economico così gravoso se spalmato su decine di famiglie. E anche individuare nel condominio i soggetti che possono adoperarli con più rapidità.
La proposta Anaci: defiscalizzare la spesa
«Siccome oggi la popolazione italiana va invecchiando e le anomalie cardiocircolatorie aumentano, non solo occorrerebbe defiscalizzare la spesa per un defibrillatore, ma fare in modo di affermare la presenza di tale dotazione in un condominio come parametro di valore di un immobile a destinazione abitativa», riprende Burrelli. Purtroppo provvedimenti del genere stentano a collocarsi in logiche di prevenzione.
«I protocolli di sicurezza continuano ancora a avanzare solo nel solco delle emergenze e si ritarda nel decidere su 3 cardini di pari importanza per quanto riguarda la sicurezza nei condomini: ossia l'installazione di colonnine per la ricarica elettrica; il cappotto energetico e i sistemi di sicurezza: per esempio i presidi per l'assistenza agli anziani che vivono soli a casa, come le chiamate a distanza e, appunto, gli stessi defibrillatori».
Il caso virtuoso di Piacenza
Se a livello nazionale resta bassa la consapevolezza dell'importanza di questi salvavita sistemati in spazi facilmente fruibili, in Italia non mancano i casi virtuosi. Uno è già ‘datato'ma è molto rilevante: quello di Piacenza. Nel 1998, proprio l'Anaci avviò nella città emiliana la diffusione dei defibrillatori nei condomini, sposando l'iniziativa allora ‘pionieristica' della cardiologa Daniela Aschieri, allora dirigente medico dell'Asl, oggi primaria di Cardiologia all'ospedale di Castel Sangiovanni, a 25 chilometri da Piacenza.
Poco più di 20 anni fa i defibrillatori installati nell'intera provincia era 159. Oggi se ne contano 877 (dati di fine 2019), distribuiti tra impianti sportivi, scuole (inclusi gli asili), aziende e in almeno 100 condomini. Centotrenta di questi sono appesi ai muri perimetrali delle strade: piccoli zaini rossi dentro una teca di vetro. Accessibili sempre, perché l'attacco cardiaco non ha né stagioni né orari.
A Piacenza e provincia si conta insomma un defibrillatore ogni 327 abitanti: un dato che si traduce in un numero di morti quattro volte inferiore rispetto alla media europea; e che pone quest'area padana come il modello più avanzato del Continente sul fronte della sicurezza cardiaca.
Il sud Italia
Tra i seppur piccoli segnali positivi in arrivo dal sud, spicca il dato di Paceco, comune di poco più di 10 mila abitanti in provincia di Trapani: l'unico al momento in Sicilia ad avere un condominio ‘cardioprotetto'. Il defibrillatore è stato sistemato sotto il portico di Villa Antica, condominio alle porte del paese, grazie alla donazione di uno dei condomini in memoria della madre. Questo dispositivo si aggiunge agli altri 5 presenti negli spazi pubblici del territorio di Paceco. Due di questi si trovano nelle frazioni di Dattilo e di Nubia.