Lavori & Tecnologie

Facciate, la partita dei crediti non è finita

Entro il 31 marzo le opzioni per le spese incentivate al 60% sostenute nel 2022

di Dario Aquaro e Cristiano Dell’Oste

All’appuntamento del prossimo 31 marzo, termine per comunicare al Fisco le cessioni dei crediti, parteciperanno anche le “monetizzazioni” del bonus facciate. Perché è vero che l’agevolazione per rifare il look degli edifici si è spenta a fine 2022, ma i suoi (imponenti) crediti fiscali continuano a circolare.

La data di fine marzo – così prolungata dal Milleproroghe ma già in odore di rinvio – è quella entro cui trasmettere alle Entrate le comunicazioni su cessioni e sconti in fattura relativi alle spese del 2022, o alle rate residue delle spese del 2020 e 2021.

Il peso del look

Gran parte delle opzioni di trasferimento riguarderà il superbonus al 110%, che l’anno scorso ha attivato 265mila interventi di riqualificazione energetica e, stando solo ai lavori conclusi in versione “eco”, ha visto maturare detrazioni per 39 miliardi, come rileva l’Enea. Così, dopo aver esaurito la spinta incentivante, il bonus facciate è finito sullo sfondo. Ma non dimentichiamo che si tratta di uno sgravio – con detrazione del 90% nel 2020-21 e del 60% nel 2022 – che è stato largamente utilizzato. E anzi è il secondo imputato dello straordinario scostamento nelle previsioni di bilancio evidenziato dal Governo.

Come ha ricordato in Senato il direttore generale delle Finanze, Giovanni Spalletta, su 38 miliardi di “buco” generato dalle detrazioni edilizie nel triennio 2020-22, il superbonus pesa per 24,65 miliardi di euro e il bonus facciate per 13,1 miliardi. Il primo implica per l’Erario un costo di 61,5 miliardi totali, il secondo di 19 miliardi.

Questi i numeri assoluti, già eloquenti. Ma se in proporzione gli oneri del superbonus hanno sforato del 67% le risorse statali già impegnate, quelli del bonus facciate le hanno superate del 222 per cento.

Le corse di fine anno e le frodi

Il boom del bonus facciate ha risentito delle due corse di fine anno nel 2021 (quando molti si sono affrettati a pagare per avere il 90% anziché il 60%) e del 2022 (quando lo sprint serviva ad arrivare prima della chiusura dell’agevolazione). Il sospetto delle autorità è che in mezzo a tanti bonifici si siano infilati anche pagamenti per lavori inesistenti o fatture gonfiate: in una parola, frodi. Al momento, tra i quasi 20 miliardi di euro di crediti d’imposta incagliati, ci sono 6,1 miliardi derivanti dal bonus facciate e ritenuti «problematici» dai tecnici del ministero dell’Economia e dalla Guardia di finanza. Sono somme ancora in cerca di un acquirente: non è che detto siano tutti crediti non genuini, ma certo impongono attenzione.

Oltre al rischio frodi, quando si vorrà fare un bilancio del bonus facciate bisognerà anche andare a vedere quali lavori ha agevolato. Il report 2021 dell’Enea indica che le opere di coibentazione sono state una netta minoranza: solo 7.125 interventi per un investimento totale di 830 milioni (circa 750 milioni di detrazione al 90%). Il grosso della spesa, insomma, è servito a pagare tinteggiature, puliture e altre opere “non energetiche” ( su cornicioni, balconi, intonaci e così via).

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