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I consigli di Sto Italia per far durare più a lungo il cappotto termico di un edificio

di Redazione

Dal drenaggio dell’acqua stagnante alla protezione della parte bassa del palazzo, passando per l’installazione di carichi sulla facciata

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Anche il cappotto termico ha bisogno di attenzione e cure. Negli ultimi tempi, grazie al bonus relativo, se ne sente parlare sempre più spesso, puntando i riflettori soprattutto sui miglioramenti che è in grado di apportare all’efficienza energetica di un edificio. Ma installarlo non basta. Ecco perché il Gruppo Sto Italia, una delle più importanti realtà mondiali nel settore dei sistemi e dei prodotti in edilizia, ha deciso di stilare un vademecum di suggerimenti utili a un’efficace manutenzione preventiva del cappotto termico, affinché duri il più a lungo possibile senza intoppi.

Occhio alla manutenzione

Ultimo strato protettivo della facciata di un edificio, il sistema di isolamento termico necessita di un’accurata progettazione a prescindere dalla natura dei suoi componenti base. Passaggio necessario per determinare le misure manutentive più utili per salvaguardarne la funzionalità e prolungarne la vita nel tempo. In media, infatti, il cappotto termico ha una vita di almeno 40 anni e coi giusti accorgimenti può eguagliare la durata di vita dell’intero edificio, contrastando l’invecchiamento dei materiali.

I suggerimenti di Sto Italia

Quali sono, tuttavia, le strategie per farlo durare più a lungo? Prima di tutto, è necessario eseguire un mantenimento sistematico e periodico, prevedendo una serie di controlli e interventi per il mantenimento degli standard di funzionalità, efficienza, affidabilità e qualità. Secondo Sto Italia, sono quattro i passaggi imprescindibili:

1) Allontanare l’acqua dalla facciata: la proliferazione di microrganismi può avere cause diverse, ma la presenza di umidità causata da acqua stagnante è la condizione chiave perché si inneschi una contaminazione da alghe e funghi. Per questo, è fondamentale creare un ambiente per la facciata in cui l’acqua, se presente, possa essere drenata. Non è tutto: essenziale anche programmare con frequenza periodica un calendario di interventi di pulitura con eventuale ritinteggiatura tramite pitture funzionali autopulenti;

2) Proteggere copertine, davanzali e sporti: sporti di tetto, coperture orizzontali assenti, come davanzali di finestra, muretti, testate di parapetti o un gocciolatoio fuori dimensione sono elementi che possono facilitare la formazione di imbrattamenti poiché agevolano il depositarsi dello sporco. Per questa ragione, è opportuno ripararle con protezioni all’acqua adeguate (come scossaline, copertine e pietre) e, successivamente, predisporre periodici interventi di controllo per valutare l’eventuale asportazione delle parti danneggiate e il ripristino delle superfici. Come regola aurea, per quelle orizzontali non protette, basta un mantenimento all’anno, per quelle bianche o chiare senza protezione costruttiva o particolarmente esposte a polveri, sono consigliabili verifiche almeno ogni sei mesi;

3) Installare in modo corretto i carichi sulla facciata: al fine di consentire l’installazione di carichi sulla facciata successivamente alla predisposizione del sistema di isolamento termico, è bene prevedere, nel contesto della progettazione, dei punti dove sarà possibile innestare carichi senza rischiare di danneggiare il sistema di isolamento termico a cappotto. La regola da seguire è non forare e bucare il cappotto – a meno che non ci sia un elemento per il fissaggio dei carichi – altrimenti viene meno l’impermeabilità del sistema con conseguente probabilità che possano emergere future infiltrazioni di acqua o processi di deterioramento del materiale a causa di fissaggi non idonei o sottodimensionati;

4) Proteggere la parte bassa dell’edificio: sia essa sotto la quota di campagna o al livello del camminamento esterno, occorre adottare tutte le accortezze per tutelare il supporto e l’intero sistema a cappotto. Per incrementare la resistenza agli impatti, si può intervenire solo nelle zone più esposte e a rischio come quelle prossime alle fondamenta del palazzo. Per riparare, invece, l’area sottostante la zoccolatura da spruzzi d’acqua o altre sostanze, è possibile intervenire con alcuni trick, ad esempio una fascia di ghiaia drenante. L’importante è tenere sempre a mente che queste aree potrebbero richiedere interventi più frequenti di ripristino, un sistema di intonacatura aggiuntivo o un apposito rivestimento più durevole.

Qualità e competenze

Seguire questi passaggi non garantisce, ovviamente, l’eternità dello stabile ma lo scherma da danneggiamenti precoci e irreversibili. «Lo spazio abitativo, inteso come struttura e componenti dell’edificio, non può considerarsi un bene eterno e immutabile nel tempo», spiega l’ingegnere David Cerruto, product manager di Sto Italia, «per questo motivo, la manutenzione dei sistemi di isolamento a cappotto è fondamentale per garantirne la durabilità e, se affrontata in fase progettuale, permette di razionalizzare la manutenzione contenendone i costi nel futuro, e questo non solo in ottica di risparmio ma anche e soprattutto di ecosostenibilità». Anche in questo caso, naturalmente, qualità e competenze premiano sempre: «Scegliere con cura i materiali per la costruzione di un cappotto, optando per la qualità e affidandosi a ditte di operatori esperti, è sempre la soluzione migliore che porta benefici a lungo termine ed evita di creare danni alla struttura».

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