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L’analisi - 110%: si opera soltanto con un plafond assegnato

Sono state commesse molte leggerezze perchè legittimamente molte imprese hanno visto nel beneficio l'unica via di ripresa

di Francesco Schena

Il Dl 34/2020 ha certamente avuto il merito di rilanciare il mercato dell'edilizia e del relativo indotto con una velocità di ripresa straordinaria e questo è avvenuto grazie a delle precise ragioni. La nascita di un nuovo mercato - quale è stato quello legato alla circolazione dei crediti di imposta derivanti prevalentemente dal superbonus e dal bonus facciate - inevitabilmente offre nuove e preziose opportunità agli operatori che si ritrovano ad operare in un contesto nuovo ed economicamente ancora tutto da esplorare e, perché no, sfruttare.

I forti vantaggi derivanti da queste operazioni anche per i successivi cessionari che si sono posizionati sul mercato esclusivamente come acquirenti, hanno fatto sì che vi fosse una altrettanto straordinaria partecipazione ed apertura da parte di quasi tutte le banche italiane, Poste inclusa. Si è trattato del classico fenomeno di economia reale che, grazie alle sue accelerazioni, supera i tempi di redazione di disciplinari e protocolli. In altre parole, l'occasione è stata talmente ghiotta per tutti, committenti in primis, che tutti hanno lavorato ponendo una fiducia sul mercato praticamente illimitata ed incondizionata ma senza alcuna solidità effettiva.

Gli errori commessi

Ecco, quindi, che abbiamo assistito a migliaia di operatori e committenti che hanno preso accordi – evidentemente con l'opzione del famoso sconto in fattura – sedendosi al tavolo senza la presenza di chi avrebbe poi acquistato il credito. Tanto, si diceva e pensava, c'è spazio per tutti, tutti comprano crediti e lo fanno praticamente a 100 sul 110 nominale della detrazione. E dunque, dopo l'elemento della “fiducia sul mercato” è arrivato quello dell'”accaparramento”. Nelle more di verificare la ricorrenza dei requisiti soggettivi ed oggettivi voluti dal Dl 34/2020, imprese, committenti e tecnici non hanno perso tempo ad imbastire accordi quadro e precontrattuali pur di non farsi sfuggire la tanto bramata chance di ristrutturare l'edificio gratuitamente (o quasi), di eseguire le opere a listino di prezzario e, finalmente, redigere parcelle professionali decenti grazie al decreto Parametri.

Ovviamente, tutto perfettamente legittimo. Pian piano, però, la distanza tra economia reale e quella pianificata, che naturalmente caratterizza il breve tempo della nascita del nuovo mercato, ha cominciato ad accorciarsi. Ma non solo. Le continue modifiche apportate al sistema della cessione del credito da parte del legislatore non soltanto hanno bruscamente frenato l'entusiasmo iniziale e cancellato completamente il concetto di fiducia sul mercato ma hanno riportato in primo piano il tema della fattibilità e della pianificazione finanziaria degli interventi.Oggi, ormai, nessun operatore è più in grado di muoversi sul mercato basandosi sulla sola fiducia o, meglio, speranza, che qualcuno acquisti il credito d'imposta incassato dopo lo sconto in fattura.

Le conseguenze

Infatti, praticamente tutte le banche e i grandi cessionari in genere, attualmente hanno cambiato completamente metodo: niente più offerta o proposta diretta ma soltanto protocolli precisi – ed anche impegnativi – che stanno portando a delle vere e proprie istruttorie di accreditamento degli operatori con i quali si andrà a sottoscrivere - dopo l'esito positivo – un accordo quadro che assegna all'operatore un vero e proprio plafond da utilizzare entro la fine del 2023, addirittura, in alcuni casi, anche con la previsione di penali nel caso di mancato utilizzo del monte acquisto crediti messo a disposizione.

Certo, si potrebbe dire che se le banche e gli altri cessionari avessero adottato sin da subito il meccanismo dell'assegnazione preliminare del plafond da utilizzare, probabilmente, oggi assisteremmo ad una realtà diversa: sicuramente molti cantieri in meno ma con altrettante migliaia di imprese a rischio fallimento in meno.Come, di contro, si dirà che qualche operatore sarà stato imprudente e questo in certi casi potrà essere stato anche vero ma occorre capire come molte imprese abbiano visto nel superbonus l'unica via di ripresa da una agonia che durava ormai da molti anni.