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L’analisi - Il superbonus 110% come recovery fund energetico interno

La misura va rilanciata perchè ha prodotto importanti effetti del Pil

di Francesco Schena

L'economia europea è repentinamente cambiata nell'arco degli ultimi mesi a causa di due elementi fondamentali: l'inflazione generalizzata da una parte e l'aumento dei costi energetici dall'altra. Un mix che, combinato con le macerie del confinamento Covid-19 e gli effetti correnti della guerra in Ucraina, rischia di mettere in ginocchio l'economia del vecchio continente e, in maniera più drammatica, quella italiana. Le previsioni del Pil italiano del 2023 sono negative, con una ipotesi, quindi, di un rischio recessione o, comunque, di crescita zero. Tra le tante misure prese in considerazione in questi mesi dal governo italiano, nulla si dice di concreto in tema di superbonus 110% che, in realtà, rappresenta una delle poche soluzioni sostenibili in fatto di transizione ecologica.

Gli effetti del 110% sul Pil

Nel 2021, grazie anche al superbonus del 110%, il Pil italiano ha superato la soglia del 6% ed ha procurato un maggior gettito fiscale nelle casse dello Stato. Ma non solo. A questo, deve aggiungersi l'aumento occupazionale di circa 600 mila unità e il minor ricorso agli ammortizzatori sociali, dalla cassa integrazione al reddito di cittadinanza, con un evidente e dimostrato vantaggio per il bilancio dello Stato.Ora, resta da capire, per quale motivo non si stia pensando di rilanciare proprio adesso il superbonus. Infatti, se il Governo liberalizzasse la circolazione dei crediti fiscali, oggi ferma alla quarta cessione ai clienti professionali, il mercato riprenderebbe immediatamente a correre, anche grazie all'ultimo intervento dell'agenzia dell'Entrate che ha fatto seguito alla legge di conversione del decreto Aiuti-bis, allentando i livelli di responsabilità solidale dei cessionari nell'applicare la dovuta diligenza nell'acquisto dei crediti.

I vantaggi di un rilancio della misura

Se ciò accadesse, dunque, avremmo immediatamente un aumento del Pil a tutto il 2023 di almeno tre punti come accaduto nel 2021, un maggiore e rapido gettito fiscale corrente e un minore ricorso al welfare, con la conseguente possibilità di intervenire sul tema del caro bollette senza discostamenti di bilanci e senza nuovo debito pubblico.Insomma, si tratterebbe di un vero e proprio piano di recovery fund energetico interno che eviterebbe tutte le note complicazioni date dai parametri europei e si potrebbe accelerare, così, sugli effetti della misura in maniera rapida e concreta, immettendo anche nuova liquidità sul mercato derivante dalla attualizzazione della moneta fiscale. Il nuovo Governo aprirà un confronto su questo fronte?