Locazione

Da Amsterdam a Torino: i giudici bocciano i divieti

Le regole vorrebbero limitare gli affitti brevi per evitare la gentrificazione e la fuga dei residenti dai centri storici

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di Mi. F.

Alla corsa contro le locazioni turistiche partecipano, a vario titolo, diverse amministrazioni delle grandi città italiane: dalla recente proposta di delibera del sindaco di Firenze al “modello” Venezia, a cui la scorsa estate l’articolo 37-bis del decreto Aiuti (Dl 50/22) ha concesso la possibilità di stabilire dei limiti all’affitto breve nel centro storico, un modello che anche Milano vorrebbe adottare.

I sindaci concordano: è necessario limitare il fenomeno degli affitti brevi, responsabile dell’overturism nei centri storici, del caro affitti e dell’assenza di un mercato della locazione accessibile per famiglie e universitari. Ma in attesa di un quadro normativo nazionale più efficace, le eventuali politiche restrittive promosse dagli amministratori locali rischiano di arenarsi in tribunale. In Italia e oltreconfine arrivano le prime bocciature dei giudici nei confronti dei vari tentativi di regolamentazione del settore.

Con sentenza n.11 del 4 gennaio 2023, ad esempio, il Tar Piemonte ha annullato la normativa ricettiva extra alberghiera (legge regionale 13/2017 e regolamento 4/2018) per violazione della libertà imprenditoriale. In particolare, i giudici contestano le limitazioni introdotte per i soli esercizi di affittacamere e i B&B «avviati in forma non imprenditoriale»: per tali strutture è previsto un periodo massimo di apertura pari a 270 giorni e almeno un periodo minimo e continuativo di apertura pari a 45 giorni. Secondo il Tar, la previsione «nuoce al corretto svolgimento delle dinamiche concorrenziali fra strutture extralberghiere, privando gli operatori della possibilità di adeguare, in modo flessibile, il servizio offerto al mutare delle caratteristiche della domanda». Inoltre, il regime non risulta sufficientemente giustificato dall’interesse pubblico valorizzato dalla Regione, ritenuto «di rango non comparabile ai valori della libertà di iniziativa economica e di tutela della concorrenza».

Si era già espresso in modo simile il Tar Lazio nel 2016, annullando il regolamento regionale n. 8 del 7 agosto 2015 che imponeva ad affittacamere e bed and breakfast gestiti in forma non imprenditoriale un regime di inattività forzata in alcuni periodi dell’anno (che il proprietario doveva comunicare) oltre che un limite dimensionale minimo.

Da Lisbona ad Amsterdam, passando per Parigi e Barcellona, anche all’estero numerose metropoli hanno messo a punto (o stanno elaborando) un sistema che limiti gli affitti brevi, per evitare la gentrificazione dei quartieri e la conseguente fuga dei residenti dai centri storici. Dopo il boom di Airbnb nel 2019, Amsterdam ad esempio aveva introdotto un sistema di registrazione per garantire che i residenti non affittassero i loro appartamenti per più di 30 notti all’anno. Ma anche qui i giudici stanno iniziando a intervenire: è di maggio scorso l’ultima pronuncia del Consiglio di Stato, il più alto tribunale amministrativo dei Paesi Bassi, che ha confermato la sentenza del tribunale di grado inferiore contro la municipalità locale. Secondo i giudici il comune di Amsterdam non era autorizzato a introdurre il divieto di affitto breve nei quartiere a luci rosse e nella parte meridionale della cintura dei canali, voluto per ridurre il disturbo causato dai turisti e aumentare la qualità della vita dei locali nel centro della città.

Tra gli altri, anche il piano per regolamentare gli affitti brevi di Edimburgo è stato dichiarato illegale, a meno di quattro mesi dalla sua entrata in vigore: due settimane fa la Court of Session ha bocciato il sistema di licenze temporanee per la locazione turistica messo a punto dalla municipalità scozzese per contenere le tensioni abitative emerse negli ultimi anni in città.

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