Da Confabitare e U.P.P.I proposte per far fronte al caro affitti che coinvolge gli studenti universitari
Le associazioni reclamano un intervento immediato delle istituzioni per risolvere un’emergenza ormai insostenibile
L’emergenza che coinvolge gli alloggi universitari e la necessità di sdoganare prezzi abbordabili sono tematiche che toccano da vicino le associazioni del comparto immobiliare, da sempre in prima linea per provare a sciogliere i nodi della questione. «Il problema degli studenti universitari richiede una soluzione immediata e concreta da parte delle istituzioni», spiega Alberto Zanni, presidente nazionale di Confabitare. «Persino il Papa, durante gli Stati generali sulla natalità, ha evidenziato la precarietà che le giovani generazioni stanno vivendo nell’attuale contesto, includendo tra le molte difficoltà gli elevati costi degli affitti».
La posizione di Confabitare
Si tratta di un momento molto delicato per i sindaci delle città universitarie, che si trovano a dover risolvere la carenza di sistemazioni per gli universitari senza avere i mezzi necessari per far fronte all’emergenza abitativa. Eppure, per Zanni non sarebbe altro che il risultato di politiche poco accertate. «È facile per i sindaci riversare il problema sui proprietari immobiliari, ma sono a conoscenza degli accordi territoriali depositati dalle associazioni dei proprietari e degli inquilini che prevedono affitti calmierati per gli studenti? Perché nessuno controlla se questi accordi vengono rispettati? Dov’erano quando il governo Conte ha bloccato in maniera indiscriminata gli sfratti e Confabitare metteva in guardia del fatto che così si sarebbe tutelato chi da anni non pagava e non aveva nulla a che vedere col Covid? Finita l’emergenza, le famiglie, così come le attività che si sono trovate in grave difficoltà nel pagare gli affitti non hanno più avuto alcuna tutela. Dov’erano e dove sono i sindaci, oggi molto attivi a favore dei ragazzi, quando gli stessi studenti durante la pandemia tornavano a casa per mesi e mesi, qualcuno anche per un anno, non hanno più pagato l’affitto e i proprietari non sono stati risarciti da nessuno?».
Le proposte
In attesa di un nuovo Piano Casa Nazionale e dopo aver depositato, negli anni passati, comuni accordi territoriali con associazioni di proprietari e inquilini per garantire affitti calmierati, Confabitare propone di incentivare gli affitti studenteschi a prezzi calmierati e azzerare l’Imu per questi affitti in modo da incentivare i locatori ad affittare per periodi più lunghi e riconvertire immobili dismessi per soddisfare le esigenze abitative degli studenti. «Confabitare ha in essere altri progetti che vanno in aiuto degli universitari ma i proprietari immobiliari non devono risolvere un problema statale di queste dimensioni», conclude Zanni. «Se in questo periodo difficile c’è bisogno del loro aiuto, è necessario metterli nelle condizioni di poterlo fare e verbalizzarlo chiaramente».
La posizione di U.P.P.I
Come si legge nel comunicato stampa firmato dal segretario generale Jean-Claude Mochet e il presidente nazionale Fabio Pucci, per l’U.P.P.I (Unione piccoli proprietari immobiliari), i 660 milioni di euro stanziati dal Governo per gli alloggi riservati agli studenti non dovranno essere destinati esclusivamente agli enti pubblici ma dovranno essere soprattutto messi a disposizione dei piccoli proprietari per finanziare la riqualificazione dei loro appartamenti da affittare a prezzi contenuti. La drammatica situazione delle grandi città, dove studenti e famiglie sono spesso costretti a soluzioni di fortuna e dove i costi risultano insopportabili (+10% in un solo anno) si è creata per una serie di ragioni: l’incremento dei costi per la ristrutturazione degli immobili, il peso dell’Imu, l’impossibilità di liberare la casa da chi non paga, l’assenza degli aiuti pubblici ai meno abbienti e la scomparsa del patrimonio immobiliare pubblico.
I canoni mensili di città come Milano (22 euro al metro quadro), Firenze (18,3 euro al metro quadro), Bologna (18 euro al metro quadro) e Venezia (16,9 euro al metro quadro) impongono una riflessione seria tra proprietari, inquilini e pubblica amministrazione. I piccoli proprietari rappresentati dall’U.P.P.I sono intenzionati a fare la loro parte ma pretendono una proposta complessiva, che indirizzi gli sforzi di tutti sulla giusta rotta, senza controindicazioni. Un progetto organico che rimetta sul mercato quel 25 per cento del patrimonio abitativo a oggi fuori uso per ragioni di manutenzione, mancati adeguamenti tecnici o burocratici. Gran parte di quest’enorme disponibilità abitativa è in possesso di piccoli proprietari che, per ragioni economiche, non possono apportare i miglioramenti necessari.
Le proposte
Cosa fare, dunque? Per l’associazione è necessario introdurre un contributo pubblico (pari a una percentuale del costo sostenuto per la ristrutturazione a fronte della disponibilità del proprietario ad affittare a un canone calmierato). Un intervento che porterebbe sul mercato una massa di appartamenti tale da poter impattare positivamente sui canoni: i locatori ricaverebbero un affitto ragionevole, gli inquilini potrebbero pagarlo senza fare i salti mortali e lo Stato, con una spesa minima, inizierebbe a risolvere in gran parte quello che oggi è un grave problema sociale.