Condominio

I giudici valutano la correttezza formale della delibera, ma non possono valutarne la convenienza

Le decisioni prese dal condominio sono discrezionali e consentite, a patto del rispetto delle norme, del regolamento e dei quorum costitutivi e deliberativi

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di Edoardo Valentino


È noto principio giurisprudenziale quello in ragione del quale spetta al giudice di merito la valutazione sulla legittimità della decisione assembleare, sulla tempestività della convocazione e sul rispetto dei quorum costitutivi e deliberativi per il voto. All'interno dei precisi confini legislativi per la correttezza della convocazione e dell'espressione della volontà dell'assemblea, invece, il giudice non può esprimersi sul merito delle decisioni prese, dato che spetta all'assemblea di condominio decidere sul proprio andamento.
La Cassazione, poi, è solo giudice di legittimità e qualsiasi ricorso che devolva motivi di doglianza nel merito deve essere rigettato. Nel solco di tali principi si sviluppa la decisione numero 29619 presa dalla seconda sezione della Cassazione in data 11 Ottobre 2022.

I fatti di causa e le pronunce di merito

Il caso dal quale la decisione della Suprema corte prende le mosse vede opposti un condomino e il suo stabile.Il condomino, infatti, aveva proposto opposizione a delibera rilevando diverse presunte illegittimità della decisione ratificata dalla assemblea.Il palazzo si era costituito difendendo la validità della delibera e contestando la domanda della parte ricorrente, inammissibile in quanto del tutto infondata.All'esito del primo giudizio il Tribunale aveva accolto l'eccezione del condominio e rigettato la domanda dell'attore in quanto inammissibile.A detta del decidente, infatti, la questione non sarebbe stata inerente a questioni di legittimità della delibera condominiale, ma al suo merito, e conseguentemente non demandabile al Tribunale.La parte soccombente, quindi, agiva in sede di appello contestando la prima decisione.

La Corte d'appello, tuttavia, confermava quanto deciso in prime cure rilevando come, per le domande già dedotte in primo grado, la questione fosse stata correttamente decisa dal primo giudice e per altre questioni – peraltro costituenti domande nuove in appello – esse sarebbero state comunque tardive in quanto non azionate nei trenta giorni previsti dall'articolo 1137 del Codice civile.Quanto all'inammissibilità della domanda, la Corte d'appello rilevava come la doglianza di parte attrice non sarebbe stata ammissibile in quanto vertente sul merito della deliberazione presa dall'assemblea e non sulla validità della costituzione e del voto della stessa.

Le materie di competenza assembleare

Nel caso in questione, quindi, la decisione dell'assemblea di riconoscere un compenso maggiore ai professionisti per le spese postali, bancarie e per la pulizia delle scale sarebbe stata valida in quanto rientrante tra le questioni di competenza dell'assemblea ai sensi e per gli effetti dell'articolo 1135 del Codice civile.La vicenda, a seguito della duplice soccombenza nei gradi di merito, approdava infine in Cassazione.Con la decisione richiamata, però, la Corte confermava la validità della sentenza pronunciata in grado di appello.La Cassazione, in particolare, richiamava precedenti arresti giurisprudenziali per sottolineare il principio in ragione del quale il sindacato dell'autorità giudiziaria non può essere esteso alla valutazione del merito delle deliberazioni o al controllo della discrezionalità delle decisioni dell'assemblea, essendo invece limitato alla sola verifica sulla legittimità delle stesse.

Questa verifica può, ad esempio, vertere sull'eccesso di potere dell'assemblea o il superamento dei limiti di cui al citato articolo 1135 del Codice civile, ma mai può controllare l'opportunità e convenienza delle decisioni prese dal condominio, che sono da considerare come discrezionali e consentite, a patto del rispetto delle norme, del regolamento e dei quorum costitutivi e deliberativi (sul punto si veda anche Cassazione numero 10135 del 2017 e Cassazione numero 10199 del 2012).Alla luce di quanto sopra richiamato la Cassazione rigettava integralmente il ricorso e condannava la parte ricorrente a sostenere le spese della lite, confermando definitivamente la delibera contestata.

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