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Superbonus addio. A Genova si rischia la paralisi. Imprenditori edili pronti a bloccare la città

Chiedono un passo indietro al governo sul decreto che ha bloccato cessione e sconto in fattura. A rischio oltre 5mila posti di lavoro

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di Glauco Bisso

Liguria capofila della protesta delle imprese edili contro il decreto 11/2023 che blocca la cessione del credito e lo sconto in fattura mandando in soffitta il 110%. A rischio circa 5.500 posti di lavoro nella Regione denunciano imprese e sindacati. Da un sondaggio realizzato sono state censite 100 imprese con 1006 dipendenti, con 98 milioni di crediti incagliati, 130 milioni di crediti maturandi per lavori in corso, insoluti verso General Contractor pari a 28 milioni, maturandi sempre verso General Contractor per 80 milioni.

I dati a Genova

Sono pari al 5% delle imprese iscritte nella città metropolitana di Genova alla Cassa edile. La proiezione dei dati porta a definire prudenzialmente che sono coinvolte, solo nella città metropolitana di Genova 1908 aziende edili con 9100 dipendenti. Si stimano 350 milioni di crediti incagliati e 450 milioni di crediti maturandi. Sono a rischio fallimento circa 400 imprese edili con licenziamenti e/o cassa integrazione per 2000 dipendenti. Programmati una serie di cortei, con imprenditori, mezzi d'opera e maestranze, nel centro della città per sei giorni: il 21, 22, 29 e 30 marzo e il 5 e 6 aprile.Le imprese pronte a scendere in piazza aderiscono a Ance, Confapi e Confartigianato ma partecipano alla manifestazione come “cani sciolti”, autonomi dalle associazioni a cui sono iscritti.

La fotografia della situazione e la proposta Aniem Confapi

Fortunato Capogreco, Aniem Confapi Liguria precisa che «a non pagare più non sono solo le banche ma anche i general contractor per cui le aziende lavorano in subappalto. Solo i General più capitalizzati continuano a pagare. La cessione del 110 viene pagata 90 dalle banche e 70 sul mercato sempre a fronte di crediti certificati. Almeno un terzo delle aziende entro quattro mesi fallirà. Tutte le aziende stanno licenziando per ridurre i costi operativi. I proprietari non potranno pagare di tasca i lavori, perderanno la detrazione e gli immobili diventano invendibili con pregiudizio al loro intero patrimonio».

I prezzi aumentati non compensano la perdita finanziaria per il maggior costo delle cessioni?
«È aumentato il volume dei lavori ma non i margini. L'aumento dell'onere finanziario per la cessione di un 110 che si cede a 70 non è sostenibile perché eccede ogni utile. I prezzi del resto sono stati certificati dai professionisti».

Quali le richieste?
«Differimento dei tributi in F24 in scadenza di 120 giorni.Riapertura dell'acquisizione tramite Cassa depositi e prestiti. Limite allo sconto massimo applicabile rispetto al valore nominale dei crediti cedibili. E proroga dei cantieri avviati al 2024, ritenendo avviati solo i cantieri in cui siano davvero in corso i lavori in modo documentabile e non per quelli per cui sia stata presentata solo la Cilas.Possibilità per le banche di compensare i crediti con gli importi pagabili con l'F24 della clientela in modo sia per loro possibile riprendere le acquisizioni da aziende e General Contractor».

Che protesta avere intenzione di mettere in atto ?
«Dal 21 di marzo per due giorni alla settimana nel centro della città corteo con i mezzi delle aziende e delle maestranze. Parteciperanno le aziende iscritte a tutte le associazioni datoriali insieme ai lavoratori iscritti a tutti i sindacati».

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