Fisco

Il Parlamento: prorogare i bonus edilizi

È tra le priorità inserite nei due identici testi approvati ieri sera da Camera e Senato anche con il “sì” della Lega

di Marco Rogari

Al primo importante appuntamento parlamentare dopo la tornata elettorale delle amministrative, e in attesa dell'esito dei ballottaggi, la maggioranza trova, non senza fatica, la quadratura del cerchio per una risoluzione condivisa sulla Nota di aggiornamento al Def. Che si snoda lungo dieci, precise sollecitazioni al governo in vista dell'ormai imminente varo della legge di bilancio. A cominciare da quella che impegna l’esecutivo «a prevedere la proroga dei vari bonus edilizi», con al primo posto il superbonus del 110%, prolungando anche lo “sconto in fattura” e la “cedibilità del credito”. E, anche se non sono esplicitamente citati dal testo, appare evidente il riferimento al bonus facciate del 90%, al bonus ristrutturazioni del 50%, al bonus energetico del 65% e anche al bonus mobili.

Non una semplice indicazione, dunque, ma una richiesta pressante, accompagnata dalla sollecitazione a valutare la possibilità di far rientrare nel raggio d’azione di queste agevolazioni altri edifici rispetto a quelli già previsti, e in particolare quelli in stato di degrado, non accatastati o che non producono reddito. E la maggioranza si attende ora che queste misure vengano tutte confermate con la manovra che sarà presentata a metà mese. Così come gli altri nove punti indicati.

Tra le priorità inserite nei due identici testi approvati ieri sera da Camera e Senato anche con il “sì” della Lega, il potenziamento degli ammortizzatori sociali, con un sostanziale invito a varare rapidamente la riforma annunciata da tempo, e il ricorso a meccanismi di flessibilità in uscita dal mercato del lavoro per gestire il “dopo Quota 100” (si veda altro articolo in questa pagina). Nessun accenno invece allo stop delle cartelle esattoriali e a una rottamazione quater, che pure erano comparse nelle prime bozze circolate mercoledì. Due misure sulle quali sono però tornati alla carica la Lega e i Cinque stelle, mentre dall’opposizione Fdi ha presentato un emendamento alle risoluzioni per stralciare la revisione del catasto dalla delega fiscale, appena presentata dal governo ma senza il via libera dei ministri del Carroccio.

Le tensioni degli ultimi giorni non hanno impedito alla maggioranza di individuare una formula condivisa per inserire di fatto la riforma del Fisco, da modellare anche all’insegna dell’equità, tra le cosiddette “urgenze”. Le risoluzioni (approvate con 379 sì e 42 no a Montecitorio e 190 voti favorevoli e 37 contrari a Palazzo Madama) si allineano naturalmente ai principali obiettivi fissati dalla Nadef: il rispetto del cronoprogramma per l’attuazione del Pnrr e il consolidamento della crescita nei prossimi anni, da realizzare indirizzando le risorse disponibili prioritariamente su investimenti, ricerca, istruzione e sanità. In quest'ultimo caso viene rimarcata l’aspettativa di un incremento delle entrate tributarie anche per effetto di interventi di contrasto all'evasione. E per spingere il Pil con le risoluzioni votate da Camera e Senato si guarda anche a iniziative mirate a «promuovere investimenti che consentano un’efficace ed efficiente utilizzazione del risparmio privato e della liquidità disponibile».

Ma la maggioranza non evita di pungolare il governo sulla strategia da adottare per limitare gli effetti del cosiddetto “caro-energia”. Nel testo votato dai due rami del Parlamento si suggerisce «un approccio organico, sostenibile e strutturale» per mettere al riparo microimprese e clienti finali «anche mediante investimenti per l’efficienza energetica nell’edilizia residenziale e popolare, il ricorso a contratti di acquisto di energia rinnovabile di lungo periodo, la promozione dell’autoconsumo e delle comunità energetiche». Alta l’attenzione sulla sanità, con la richiesta di irrobustire la dote finanziaria e di procedere al potenziamento del sistema sanitario nazionale, intervenendo anche su domiciliarità, medicina territoriale e rafforzando la governance dei distretti socio-sanitari.

Nel menù indicato dalle risoluzioni ci sono anche alcuni capitoli con una chiara ricaduta sociale. Come la necessità di sostenere la natalità e di arginare i fenomeno della disparità di genere, territoriale e salariale. Non manca la richiesta di azioni adatte per favorire l’inserimento lavorativo di giovani e donne e rilanciare l’economia nel Mezzogiorno. E c’è anche quella di non inciampare sul Green new deal, da attuare anche, come promesso dal governo, con la progressiva riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi. Ma il voto di ieri è solo il primo tempo della partita che nei prossimi giorni continuerà sulla complessa composizione del puzzle della manovra da completare utilizzando i 22 miliardi di spazio fiscale disponibili.

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