Affitti brevi. Zorgno, CleanBnB: tuteliamo il gestore professionale che vigila sul rispetto della normativa
L’attività va perciò incentivata e agevolata, mentre è il fai da te che sicuramente necessita di ulteriore attenzione
Dibattito interno ed europeo in corso sugli affitti brevi in vista della prossima stagione estiva. A colloquio al ministero del Turismo Francesco Zorgno, presidente CleanBnB Spa e presidente Rescasa Lombardia, si è detto fiducioso che si riesca a raggiungere l’obiettivo di armonizzare la normativa senza introdurre penalizzazioni per i proprietari. Da noi sollecitato sul tema del nuovo regolamento Ue in discussione, Zorgno ci ha chiarito che «di fatto, nel nostro Paese esiste già una regolamentazione molto evoluta in materia di affitti brevi che tocca tutti gli aspetti di questa attività. Il problema principale resta una forte disuniformità tra una regione e l’altra, e spesso anche tra un comune e l’altro all'interno della stessa regione. L’armonizzazione delle normative esistenti senza bisogno di crearne di nuove è sicuramente l’elemento che tutti i gestori professionali richiedono al Governo. I gestori professionali, non dimentichiamolo, sono i guardiani dell’affitto breve fatto secondo le regole. Ma le regole devono essere chiare e armoniche.
La ripresa turistica post limitazioni Covid - chiediamo al presidente Zorgno - ha fatto registrare un boom nelle città d'arte con lo strascico di polemiche relativo alla difficoltà di reperire alloggi per affitti a lungo termine. Quale la sua posizione su questo? «I dati sono evidenti: non vi è alcuna relazione tra l’affitto breve e la disponibilità o il costo degli immobili in affitto tradizionale. Non dimentichiamo che l’affitto breve è un fenomeno relativamente piccolo: oggi solo il 5-6% del totale delle seconde case in Italia è in affitto breve. Il resto degli immobili è locato per la maggior parte in maniera tradizionale e in gran parte è sfitto. Un numero di immobili in affitto breve così esiguo non può condizionare in nessun modo le disponibilità o il costo degli immobili in affitto tradizionale. Non dimentichiamo che l’affitto breve interviene su immobili che altrimenti sarebbero sfitti e vuoti, per i quali il proprietario, senza troppo interesse a guadagnarci di più, ha deciso di non applicare l'affitto tradizionale per problemi legati alla morosità degli ospiti o per la volontà di non impegnare gli immobili per molti anni e poterli usare di tanto in tanto. Insomma, una scelta netta. Questo, di fatto, ha un effetto opposto: l’affitto breve riempie immobili vuoti, riqualifica il patrimonio immobiliare, ripopola i centri storici di immobili che altrimenti resterebbero vuoti».
Zorgno ci ha confermato che «il ministero del Turismo si è dimostrato estremamente sensibile ai temi di difesa del diritto all’uso della proprietà da parte dei privati e questo è un elemento fondamentale. Soprattutto, ha capito che l’affitto breve non è un unicum indifferenziato, ma esiste all’interno del settore una categoria fondamentale che è quella delle gestioni professionali, che sono i migliori alleati delle istituzioni. Il gestore professionale vigila sul rispetto della normativa, garantisce che vi siano degli elevati standard di gestione dell’ospitalità, e garantisce, soprattutto, il pagamento dell’imposta di soggiorno, il gettito fiscale derivante proprio dalla messa a reddito degli immobili. Quindi è necessario distinguere tra gestione professionale che va fatta nel rispetto delle regole, ma che non ha bisogno di alcuna restrizione e che deve anzi essere incentivata e agevolata, e il fai da te che sicuramente necessita di ulteriore attenzione».