Condominio

Case popolari, il difficile slalom per ottenere un alloggio

L’offerta di abitazioni pubbliche non basta a soddisfare la domanda. Tra le condizioni il reddito non è sempre l’indicatore più pesante

di Raffaele Lungarella

Per ottenere una casa popolare non basta avere un reddito basso e una famiglia numerosa. Manca un archivio nazionale per misurare lo scarto tra quante case popolari servirebbero e quante ne sono disponibili ogni anno. Da qualche dato parziale, comunque, si intuisce che questo divario è in aumento. In Toscana, per esempio, nel 2019 le abitazioni assegnate coprirono il 6% delle richieste e nel 2020 il 3,8 per cento.

Non c’è carenza solo degli alloggi dei Comuni e degli Iacp, ma anche di quelli venduti e affittati a condizioni più accessibili di quelle di mercato. La realizzazione di questi interventi è ormai affidata quasi solo alle poche iniziative delle Regioni e dei Comuni. Quello di Milano ha aperto un bando per assegnare sei aree edificabili in diritto di superficie al prezzo simbolico di un euro a metro quadro, un regalo. Per le case in affitto, l’obiettivo del Comune è mettere a disposizione delle famiglie un certo numero di abitazioni con tre locali a un canone di non più di 500 euro al mese.

Questo importo dell’affitto potrebbe essere alla portata anche delle tasche di potenziali aspiranti meno a basso reddito delle case popolari. Dove non si riesce ad accrescere il patrimonio pubblico si allungano le graduatorie e le liste d’attesa, e qualche Regione per ridurre lo scarto tra domanda e offerta ha introdotto nuove condizioni da soddisfare per accedervi. Anche in quei casi resta però il fatto che ottenere in assegnazione una casa popolare non è un gioco da ragazzi, e si può restare in lista d’attesa per anni, se non per sempre.

Prima di arrivare a varcare legalmente la soglia di una casa popolare devono essere scavalcate due barriere. Innanzitutto, il nucleo famigliare interessato non deve superare un dato importo di reddito e deve possedere tutti i requisiti necessari per partecipare ai bandi, emanati dagli enti proprietari o gestori dei patrimoni, per l’assegnazione degli alloggi che periodicamente diventano liberi (si veda l’articolo a fianco).

Gli indicatori del disagio

Superato questo primo ostacolo, per scalare la graduatoria, e arrivare in una posizione che garantisca l’assegnazione, ciò che conta è la condizione di difficoltà del nucleo e i punti assegnati a ognuna delle possibili manifestazioni del suo disagio.

L’Emilia Romagna lascia liberi i Comuni, che sono proprietari del patrimonio, di stabilire sia le condizioni da considerare, sia i punti da attribuire a ognuno di essi per la formulazione della graduatoria. Lazio e Friuli Venezia Giulia lasciano invece all’ente che emana il bando solo l’autonomia relativa ai punti, mentre tutte le altre Regioni riservano a se stesse entrambi questi compiti.

Dall’ampiezza del ventaglio e dalla tipologia delle condizioni considerate si ricavano indicazioni sulla capacità o disponibilità di ogni Regione di individuare più o meno approfonditamente le cause di disagio della condizione abitativa di una famiglia. Ricorrendo a questo indicatore, il Piemonte sembra essere la Regione più attenta alla complessità delle situazioni di difficoltà famigliari meritevoli di attenzione; seguono appaiate Liguria e Valle d’Aosta e a ruota Basilicata e Marche. La Provincia autonoma di Bolzano, la Sardegna, la Calabria e la Campania hanno disegnato le mappe più semplificate degli aspetti personali e oggettivi meritevoli di attenzione per l’assegnazione di una casa popolare.

Ogni Regione o Provincia autonoma ha costruito un suo schema di condizioni, a ognuna delle quali dare un punteggio.

Non basta il reddito

Spesso si pensa che nell’assegnazione delle case popolari siano favorite le famiglie numerose e con redditi bassi, per il peso attribuito a queste due situazioni nella determinazione del punteggio complessivo. E invece la dimensione famigliare non è un fattore presente nella griglia di tutte le Regioni e Province, come invece succede per il reddito. Generalizzata è anche l’attribuzione di punti alle famiglie di nuova costituzione e alla presenza di invalidi nel nucleo.

Più il reddito famigliare è basso, più alto è il punteggio attribuito. Ma solo in pochi casi (per esempio Liguria e Provincia autonoma di Trento) la condizione economica della famiglia è il parametro premiato con il più alto punteggio; a volte, il punteggio assegnato non colloca questa condizione neanche nei primi posti delle più rilevanti origini del disagio abitativo; è il caso della Lombardia, che accorda grande importanza alle famiglie con la presenza di anziani e di persone con invalidità.

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