Condominio

Papa Francesco e la casa di tutti

Ricordare Papa Francesco ci porta a parlare anche di casa e di condominio: Francesco non ha mai smesso di ricordare che la mancanza di una casa o la precarietà abitativa rappresentano una ferita profonda per l’individuo e la famiglia. La sua critica si è spesso rivolta a un sistema economico che considera l’alloggio più come un bene speculativo che come un diritto umano fondamentale. Questa visione si è tradotta in gesti concreti e talvolta dirompenti.

Il Cardinale Konrad Krajewski, il suo elemosiniere nel maggio 2019, di fronte al distacco delle utenze per morosità in uno stabile occupato a Roma (Spin Time Labs, in via di Santa Croce in Gerusalemme), abitato da oltre 400 persone tra cui molti bambini, non esitò a riattivare personalmente il contatore della luce. Un gesto forte, ma che lo stesso Krajewski motivò come un atto compiuto in nome di uno stato di necessità primario: garantire condizioni minime di vita a famiglie vulnerabili.

L’Elemosineria Apostolica si fece poi carico del pagamento delle bollette arretrate, quantificate in circa 300.000 euro. Questo episodio sollevò un dibattito acceso sulla questione della morosità incolpevole, sulla povertà energetica e sul ruolo delle istituzioni – anche quelle religiose – nel far fronte a emergenze sociali che toccano diritti essenziali come quello all’energia e all’acqua, indispensabili per vivere dignitosamente nella propria abitazione.

L’attenzione di Papa Francesco per l’abitare non si è limitata agli interventi emergenziali. La sua visita al Corviale, il complesso residenziale lungo un chilometro alla periferia sud-ovest di Roma, nel giugno 2018, ne è una testimonianza potente. Il Corviale è simbolo di un’urbanistica difficile e di marginalità sociale.

Alla parrocchia di San Paolo della Croce, incastonata in quel gigante di cemento, Papa Francesco non ha offerto soluzioni tecniche immediate, ma ha portato ascolto, vicinanza e un messaggio di speranza, riconoscendo la dignità e la resilienza di chi vive in contesti abitativi complessi. Ha sottolineato l’importanza della comunità, del tessuto sociale che, anche in luoghi difficili, può generare solidarietà e riscatto.

Il pontificato di Francesco, quindi, ha costantemente richiamato alla dimensione concreta dell’abitare come parte integrante della giustizia sociale. Le sue encicliche, come Laudato si’ (sulla cura della casa comune) e Fratelli tutti (sulla fraternità e l’amicizia sociale), pur non trattando specificamente di normative condominiali o di mercato immobiliare, offrono una cornice etica imprescindibile. Pongono l’accento sull’interconnessione tra crisi ambientale e crisi sociale, sulla necessità di «un’ecologia integrale» che includa anche la qualità della vita urbana, la pianificazione degli spazi, i trasporti e l’accesso all’alloggio.

L’eredità di Papa Francesco ci ricorda che dietro ogni porta, ogni contratto d’affitto, ogni bolletta, c’è una persona, una famiglia, una storia. La sua insistenza sulle “periferie” non era solo geografica, ma un invito a guardare alle fragilità nascoste anche nei nostri quartieri, nei nostri palazzi.

La sua testimonianza spinge a considerare l’abitare non solo in termini di metri quadri, efficienza energetica o valore di mercato, ma come fondamento della dignità umana e pilastro per costruire comunità più giuste e solidali.

La sfida che ci lascia è quella di tradurre questa visione in politiche abitative più eque, in interventi urbani più inclusivi e in una gestione del patrimonio immobiliare – pubblico e privato – che metta sempre al centro la persona, specialmente la più vulnerabile.

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