Condominio

Per la casa green l’efficienza riparte dalla progettazione

di Maria Chiara Voci

La proposta di direttiva sulle performance degli edifici, all’esame del trilogo Ue, impone di pensare a riduzione dei bisogni, qualità dei materiali e attenuazione dell’impatto climatico

Un edificio impeccabile sulle prestazioni per la produzione di calore o acqua calda sanitaria non è più una case history di successo se manca la capacità di guardare ad altri aspetti come la riduzione dei fabbisogni, la sicurezza, la qualità dei materiali, il suo ciclo di vita, il comfort e la vivibilità interna dello spazio.

È la nuova impostazione di pensiero introdotta dalla direttiva di riforma sulle prestazioni energetiche degli edifici (Epbd). Approvata dall’Europarlamento a marzo, il testo è oggetto del “trilogo” (il negoziato finale) tra Consiglio Ue e Commissione, per poi tornare in Plenaria ed essere, infine, recepita dai singoli Stati (nel 2025). Il testo approvato dal Parlamento Ue che si andrà a discutere, prevede un primo step di riqualificazioni degli immobili residenziali che entro il 2030 dovranno rientrare almeno nella Classe energetica E, mentre entro il 2033 sarà obbligatorio raggiungere la classe D. Saranno previste una serie di deroghe per i palazzi storici, le chiese e le abitazioni con superficie inferiore ai 50 mq. L’obiettivo sarà comunque quello di efficientare per primi quel 15% di edifici più energivori rientranti nella categoria G.

La nuova legislazione va però oltre il mero aggiornamento delle specifiche tecniche e delle prestazioni energetiche. Il retrofit di un immobile non è solo l’occasione di ridurre i consumi, ma diventa un’opportunità per introdurre e rafforzare la risposta degli immobili ai cambiamenti climatici, per agire sulla qualità ambientale interna, sull’accessibilità, sulla sicurezza sismica e antincendio. «Molte novità – afferma Marco Caffi, direttore di Green Building Council Italia - sono il frutto anche di proposte e azioni di advocacy della comunità dei Green Building Council (Gbc) europei. Azioni pubblicate dalla roadmap di Gbc Italia per la decarbonizzazione al 2050 del patrimonio italiano». Il recupero diventa un valore primario e consiste nella ristrutturazione o ricostruzione su aree già compromesse, ma si traduce anche in uno sforzo verso la “progettazione bioclimatica”, che sfrutta tutti gli apporti passivi di energia termica (il calore degli impianti di casa) solare o di risorsa idrica.

Efficienza e ciclo di vita

«La nuova Epbd rafforza l’approccio energy efficiency first – spiega Marco Caffi – potenziando il ruolo dei sistemi di monitoraggio e automazione intelligenti, con l’introduzione del cosiddetto “Sri” – cioè un indice di predisposizione di intelligenza dell’edificio – grazie al quale è possibile aumentare l’efficienza di utilizzo dell’edificio riducendone il fabbisogno energetico». La riduzione dei fabbisogni e la loro copertura con l’uso di approcci passivi e fonti rinnovabili diventa la prima leva per avere edifici performanti. Inoltre, non serve strafare, ma compensare ciò che serve: ad esempio, è inutile installare impianti termici superiori ai bisogni reali di uso di un immobile (che in Italia non è un’eccezione).

Nuovo, a livello legislativo, è il concetto di impatto energetico e di emissione sull’intero ciclo di vita dell’edificio. Le prestazioni e i relativi costi di un’opera vanno valutati prendendo in esame non solo la fase di costruzione, ma tutto il processo, dall’approvvigionamento dei materiali fino allo smaltimento finale o reimpiego degli stessi. Significa rivoluzionare i fondamentali nel settore delle costruzioni: materiali di maggiore qualità, compresi quelli naturali come il legno, spesso penalizzati e scartati per una questione di prezzo, diventano competitivi se si valuta il ciclo di vita. Sotto l’aspetto progettuale, realizzare manufatti circolari vuol dire sia usare componenti che derivano da processi di riciclo che assemblare parti che si possano smontare e separare, per arrivare a un completo smaltimento.

Il cambiamento climatico

Difendersi dalle alte temperature, risparmiare risorse preziose (su tutte, l’acqua) e ridurre i consumi diventa imprescindibile. Progettare un cappotto significa scegliere materiali con elevata inerzia termica, oggi spesso scartati per motivi di economia (ad esempio, fibra di legno, canapa o sughero). Fondamentale anche il ruolo dell’ombreggiamento e delle schermature solari delle parti vetrate, meglio se dotati di sistemi intelligenti che orientano gli apporti di luce nelle ore della giornata. Ancora: l’impiego di sistemi di ventilazione meccanica controllata, che integrano piccole pompe di calore sufficienti a raffrescare l’aria calda in ingresso in estate, diventano tecnologie di grande aiuto per l’immobile. Per i consumi di acqua, serviranno sistemi per sfruttare le acque meteoriche, oltre l’installazione di impianti in grado di ottimizzare le risorse. Infine, occorre lavorare sull’integrazione fra costruito e verde. Il legno è fra le risorse più incentivate. Sotto l’aspetto impiantistico, il richiamo è ad attivare sistemi di recupero attivo dell’energia di risulta prodotta da altri processi (ad esempio, scaldare l’acqua sanitaria con il calore prodotto dalla pompa di calore per il raffrescamento) e a investire sulle rinnovabili, dall’energia solare alla geotermica, eolica o da biomassa, favorendo peraltro l’attivazione di comunità energetiche, cioè alleanze di utenti fra produttori e consumatori, capaci di scambiare energia di prossimità pianificando possibilità e bisogni.

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