Va sanzionata l’omissione di lavori in edifici pericolanti
Confermata in Cassazione la condanna di due comproprietari che non avevano ottemperato ad una ordinanza del Sindaco
Guai a trascurare o a sottovalutare i lavori necessari per la messa in sicurezza degli stabili.
Ecco un recente caso, che serve da monito. Il Tribunale di Torino con sentenza del 28 giugno 2019 ha condannato i due comproprietari di un edificio alla pena di 2400 euro di multa, perché non avevano ottemperato all'ordinanza del Sindaco di Chianocco, che gli aveva imposto di eseguire, a propria cura e spese ed entro il termine assegnato, le opere indispensabili alla messa in sicurezza dell'immobile di loro proprietà, che minacciava rovina, creando pericolo per le persone.
I fatti e la loro evoluzione
Infatti, un agente della polizia municipale di quel Comune, chiamato da un vicino, aveva personalmente riscontrato e documentato con alcune fotografie la caduta di tegole e di pezzi di listello in legno, sia sulla strada che all'interno del cortile della casa confinante.I due non ci stanno e decidono quindi di impugnare la sentenza di condanna, evidenziando che più di un testimone aveva riferito al Tribunale che loro, nel corso degli anni, avevano effettuato opere di messa in sicurezza, mediante l'apposizione di una rete metallica e l'esecuzione di lavori di piccola manutenzione. Quindi, lo stabile non poteva essere considerato in stato di abbandono.
Inoltre, secondo i due comproprietari, l'immobile in questione era ubicato a notevole distanza rispetto ai fabbricati confinanti e si era trattato, in sostanza, di un solo episodio, peraltro assai limitato, di caduta di tegole.Infine, per loro, era senz'altro eccessiva una condanna ad una pena pecuniaria di quasi otto volte superiore rispetto al minimo di legge.
La pronuncia di legittimità
La Cassazione, prima sezione penale, con la sentenza numero 25176 del 1° luglio 2021, non solo ha confermato la sentenza del Tribunale di Torino, ma ha anche condannato i due comproprietari all'ulteriore somma di euro tremila in favore della cassa delle ammende. Secondo la Suprema corte, per l'appunto, la totale trascuratezza nel provvedere alla messa in sicurezza dell'edificio, protrattasi per un periodo consistente, aveva determinato la caduta di tegole sulla pubblica via e nel terreno confinante, abitato da altro nucleo familiare.In tal modo, il rischio che una pluralità di persone, che avevano libero accesso nei luoghi interessati, subissero conseguenze alla loro integrità fisica, venendo colpite da pezzi dello stabile in corso di deterioramento, era stato concreto ed effettivo.